8 dicembre. Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Approfondimenti










Frédéric Manns. Maria una donna ebrea



Benedetto XVI

SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE, 8 DICEMBRE 2012

Il Papa: "Solo l’amore può salvare da questa caduta, ma non un amore qualsiasi: un amore che abbia in sé la purezza della Grazia - di Dio che trasforma e rinnova - e che così possa immettere nei polmoni intossicati nuovo ossigeno, aria pulita, nuova energia di vita. Maria ci dice che, per quanto l’uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso fino agli inferi; per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre «più grande del nostro cuore»" (Atto di Venerazione all'Immacolata, Piazza di Spagna, 8 dicembre 2012)

Il Papa: "In Maria non c’è alcuna opposizione tra Dio e il suo essere: c’è piena comunione, piena intesa. C’è un «sì» reciproco, di Dio a lei e di lei a Dio. Maria è libera dal peccato perché è tutta di Dio, totalmente espropriata per Lui. E’ piena della sua Grazia, del suo Amore" (Parole del Santo Padre alla recita dell'Angelus, 8 dicembre 2012)


SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE, 8 DICEMBRE 2011

Il Papa: "L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri. Mentre infatti Maria è Immacolata, libera da ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al tempo stesso segnata dai nostri peccati. Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto" (Atto di Venerazione all'Immacolata, Piazza di Spagna, 8 dicembre 2011)

Il Papa: "L’espressione «piena di grazia» indica l’opera meravigliosa dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto" (Parole del Santo Padre alla recita dell'Angelus, 8 dicembre 2011)

SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE, 8 DICEMBRE 2010

Il Papa: "Anche se tutti parlassero male di noi, lei, la Madre, direbbe bene, perché il suo cuore immacolato è sintonizzato con la misericordia di Dio. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli, per Dio sono grandi" (Atto di Venerazione all'Immacolata, Piazza di Spagna, 8 dicembre 2010)

Il Papa: "Il mistero dell’Immacolata Concezione è fonte di luce interiore, di speranza e di conforto. In mezzo alle prove della vita e specialmente alle contraddizioni che l’uomo sperimenta dentro di sé e intorno a sé, Maria, Madre di Cristo, ci dice che la Grazia è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male e sa trasformarlo in bene" (Parole del Santo Padre alla recita dell'Angelus, 8 dicembre 2010)


San Giovanni Damasceno (circa 675-749), monaco, teologo, dottore della Chiesa
Omelia sulla Natività della Vergine, 9-10
« Piena di grazia »

Questa donna sarà Madre di Dio, porta della luce, fonte di vita ; annullerà l'accusa che pesava su Eva. Di costei, « i più ricchi del popolo cercheranno il suo volto » (Sal 44, 13). Davanti a questa donna, i re delle nazioni si prostreranno, offrendole doni (Sal 71, 11 ; Mt 2, 11)... Ma la sua gloria è interiore ; è il frutto del suo seno.

Figlia del re Davide e madre del Re dell'universo, capolavoro per il quale gioisce il Creatore (Is 62, 5)... , sarai il vertice della natura. Non sei nata per te, bensì per Dio ; servirai alla salvezza di tutti gli uomini, secondo il disegno di Dio stabilito fin dal principio : l'incarnazione del suo Verbo e la nostra divinizzazione. Tutto il tuo desiderio sta nel nutrirti delle parole di Dio, nel fortificarti della loro linfa, come « olivo verdeggiante nella casa di Dio » (Sal 52, 10), « albero piantato lungo corsi d'acqua », tu l'albero di vita che « ha dato frutto a suo tempo » (Sal 1, 2 ; Ez 47, 12)...

Porta di Dio sempre vergine (Ez 44, 2), le tue mani portano il tuo Dio ; le tue ginocchia sono un trono più alto dei cherubini (Sal 79, 2)... Sei la stanza nuziale dello Spirito (Ct 1, 4), la « città del Dio vivente che rallegrano un fiume e i suoi ruscelli » (Sal 46, 5), cioè l'ondata dei doni dello Spirito. Tutta bella tu sei, diletta di Dio (Ct 4, 7).


L'Immacolata Concezione. Il dogma più indispensabile


L’otto settembre 1854, Pio IX proclama solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. La Chiesa l’ha appena celebrato, l’8 dicembre scorso. Come disse una volta Livio Fanzaga, il famoso don direttore di Radio Maria, è il dogma che «in un certo senso rappresenta la vittoria del sensus fidelium, del senso popolare, sulla teologia dotta ». E infatti, si tratta di una delle definizioni di fede più osteggiate. Un dogma, dice ancora padre Livio, che «è stato respinto forse anche dalle personalità più rappresentative, pensiamo perfino a un sant’Agostino, a un san Tommaso, perché non riuscivano a trovare un rapporto, diciamo così, una compatibilità tra il dogma dell’Immacolata Concezione e quello della universalità del peccato originale». Quando venne proclamato da Pio IX si dice che il filosofo e teologo luterano Adolf von Harnach commentò la notizia con sarcasmo. «Immacolata? Ma quando, e perché, e da chi?». Ciò non ha vietato all’ecumenico Giovanni Paolo II di definirlo «una sintesi di tutta la dottrina cristiana». Ricordato con le parole dell’enciclica Fulgens Corona di Pio XII, il dogma consiste in ciò: «È stata rivelata da Dio, ed è quindi da credersi con fede ferma e costante da ogni fedele la dottrina la quale insegna che la beatissima vergine Maria, nel primo istante del suo concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale».

BERNADETTE. Quattro anni dopo questa solenne affermazione petrina, “dogmatica” nel senso preciso che l’articolo 88 del Catechismo cattolico assegna al concetto di dogma («una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede»), in un paesino francese a ridosso dei Pirenei, nella grotta di Massabielle, la Madonna appare a una ragazzina di 14 anni di nome Bernadette. A questa contadinella semianalfabeta che con insistenza le chiede il nome, la misteriosa figura dell’apparizione risponde con un’espressione a cui Bernadette non sa dare una spiegazione (fu provato che la ragazza non conosceva proprio quell’espressione): «Io sono l’Immacolata Concezione». Tre anni fa, l’8 dicembre 2009, papa Benedetto XVI, svolgendo il tradizionale atto di venerazione a piazza di Spagna a Roma, alla colonna dell’Immacolata osservava: «Cosa ricorda a tutti con la sua presenza? Ricorda che “dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia”. Ella è la Madre Immacolata che ripete anche agli uomini del nostro tempo: non abbiate paura, Gesù ha vinto il male; l’ha vinto alla radice, liberandoci dal suo dominio. Quanto abbiamo bisogno di questa bella notizia!». A proposito di notizia, immediato seguì il pesante, quanto realistico, giudizio sui toni e contenuti predominanti nel circuito dell’informazione. «Ogni giorno, infatti, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono. Per questo la città ha bisogno di Maria, ci ricorda la vittoria della Grazia sul peccato, e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili».

UN DOGMA PER LA STAMPA. Pensiamo alle foto che la settimana scorsa hanno fatto il giro del mondo. La sequenza di scatti pubblicati dal New York Post che ritraggono un uomo mentre cerca disperatamente di risalire sulla banchina pochi istanti prima di essere travolto e ucciso. È evidente che quegli istanti impegnati a scattare fotografie potevano ben essere utilizzati per correre in soccorso e tendere una mano al poveretto. Dice papa Benedetto: «I mass media tendono a farci sentire sempre “spettatori”, come se il male riguardasse solamente gli altri… Invece siamo tutti “attori”». Se non siamo nel reato, siamo senza  peccato. Immacolati. E invece ecco perché, in un certo senso, questo è il dogma più indispensabile perfino a giornalismo e informazione. Perché, dice ancora BXVI, «Maria Immacolata ci aiuta a riscoprire e difendere la profondità delle persone».

Tempi.it 





STORIA DEL DOGMA DELLA IMMACOLATA CONCEZIONE A cura di padre Livio Fanzaga da —RADIO MARIA“


Cari amici, non c‘è nulla di più interessante per quanto riguarda la fede dei fedeli, il senso dei fedeli nell‘approfondimento e nella comprensione della Fede che prendere in esame la storia del dogma dell‘Immacolata Concezione così come si è venuto formando nel corso della storia e al riguardo occorre dire che forse in questa evoluzione noi possiamo vedere in un certo senso la vittoria del —sensus fidelium“, del senso popolare, almeno su una certa parte di teologia, una certa parte, dico, non tutta, una teologia dotta che, pur essendo estremamente rigorosa forse perché fin troppo rigorosa nella formulazione dei dogmi e nell‘impostare le conseguenze stesse dei dogmi, ha fatto fatica ad accettare questa manifestazione della fede popolare riguardante il dogma dell‘Immacolata Concezione. Quindi direi che è un caso limite, in un certo senso, dello sviluppo dei dogmi. Dal silenzio della Sacra Scrittura e della più antica Tradizione si giunge alla definizione dogmatica del 1854 da parte del papa Pio XI° attraverso fasi polemiche e drammatiche. L‘attenzione alla Immacolata Concezione serve a verificare quindi come cresce l‘approfondimento della Verità nella Chiesa e in particolare del ruolo del —sensus fidelium“ e del Magistero. Il —sensus fidelium“ è proprio quel senso della Fede che ha il popolo di Dio nel suo complesso. Però prima di fare questa ricostruzione storica del dogma dell‘Immacolata Concezione, mi pare molto importante dal punto di vista didattico dire in che cosa consiste esattamente il dogma dell‘Immacolata Concezione, perché molte volte, questo dogma, da parte dei fedeli, forse meno preparati dal punto di vista della fede, non tanto per quanto riguarda la loro devozione alla Madonna, che magari è anche molto sentita, però non sempre è adeguatamente approfondita. Allora alcuni fedeli, forse non pochi, non sanno esattamente in che cosa consista il dogma della Immacolata Concezione e lo confondono molte volte con la verginità di Maria SS. Immacolata Concezione non vuol dire che la Madonna ha concepito verginalmente Gesù e l‘ha dato alla luce pur restando vergine durante il parto e poi successivamente anche dopo il parto. Questo è per così dire la fede della Chiesa nella verginità di Maria: verginità prima del parto, nel senso che ha concepito Gesù per opera dello Spirito Santo e senza concorso di uomo, verginità durante il parto, nel senso che Gesù è venuto alla luce senza toccare la Sua integrità verginale, verginità dopo il parto, nel senso che Maria non ha avuto altri figli nei rapporti coniugali, come invece vogliono attribuirLe anche all‘interno del cristianesimo per esempio i protestanti. Bene, cari amici, una cosa è il dogma dell‘Immacolata Concezione altra cosa, ben altra cosa invece è la verginità di Maria Santissima prima, durante e dopo il parto. Che cosa è allora il dogma della Immacolata Concezione? Come dicono le parole stesse, —Immacolata Concezione“ vuol dire che la Madonna è stata concepita nel seno della sua madre, che la tradizione dice essere Anna, che la Madonna è stata concepita nel seno della sua madre senza la macchia del peccato originale. Con ciò non si vuol dire che la Madonna sia stata concepita anch‘essa verginalmente da Anna, no, siccome a questo riguardo si fanno molte confusioni, ritengo opportuno dire che secondo la normale tradizione della Chiesa, la Madonna è nata da un regolare rapporto fra i suoi genitori, fra sant‘Anna e san Gioachino, come li chiama la tradizione, ma quella creatura che è stata concepita da questo rapporto fra sant‘Anna e san Gioachino, questa creatura che è stata concepita nel seno di Anna, è stata concepita senza macchia di peccato originale. E questo fin dal primo istante del Suo concepimento, per cui non c‘è stato nessun istante in cui Maria sia macchiata dal peccato originale. Questo è il dogma della Immacolata Concezione che dichiara quindi Maria immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo momento dell‘unione della sua anima col suo corpo, quindi fin dal primo momento in cui è stata concepita. 

Questo è il dogma dell‘Immacolata Concezione, poi ne vedremo la formulazione più esatta dalle parole stesse di Pio IX°. Questo dogma, come avrete forse già intravisto dalle espressioni con cui l‘ho formulato, è un dogma che è maturato nel tempo, pur essendo già presente fin dall‘inizio, possiamo dire dei primi secoli nella coscienza popolare, è maturato nel tempo nel dibattito teologico ed è stato respinto anche da una parte dei teologi, forse anche dalle personalità più rappresentative, pensiamo perfino ad un sant‘Agostino, ad un san Tommaso, perché non si riusciva, non riuscivano a trovare un rapporto, diciamo così, una compatibilità tra il dogma dell‘Immacolata Concezione e un altro dogma importantissimo, che è quello della universalità del peccato originale. Non dimentichiamo che san Paolo, che forse è nella Sacra Scrittura l‘autore che più di tutti approfondisce la tematica del peccato originale, dichiara con una concisa espressione nell‘epistola ai Romani che: —.. in Adamo tutti hanno peccato.“ Quindi direi che il dogma del peccato originale, espresso già chiaramente in san Paolo, non ammette eccezioni. Di per sé, non ammette eccezioni perché san Paolo dice: —Tutti hanno peccato“, e quindi non c‘era nessun riferimento ad alcuna eccezione, neanche a una sola eccezione che riguarderebbe Maria Santissima, quindi vedete come il dogma dell‘Immacolata Concezione che pure era ben radicato nella coscienza dei fedeli, i quali non ammisero mai nel loro insieme che la Vergine Maria fosse stata anche solo per un istante sotto il dominio di satana, questo dogma è stato difficilmente accettato da una parte della teologia dotta proprio perché non sapeva come armonizzare il dogma della universalità del peccato originale con il dogma dell‘Immacolata Concezione, cioè il fatto che la Madonna ne fosse esente e ci fosse questa straordinaria eccezione. 

Questo è il motivo per cui anche i protestanti fin dall‘inizio, proprio perché il protestantesimo ha molto sviluppato la teologia del peccato originale, anzi, addirittura ha talmente aggravato le conseguenze del peccato originale nell‘uomo da affermare che dopo il peccato originale non c‘è più neanche il libero arbitrio e non è più possibile all‘uomo una santificazione interiore, ma la giustizia, la giustificazione e la santità ci vengono imputate quasi esternamente da Cristo, come se la santità fosse un vestito che mettiamo e non come una realtà che viviamo, ebbene i protestanti che fin dall‘inizio erano contrari al dogma dell‘Immacolata Concezione proprio per la loro concezione del peccato originale come universale ma anche come una realtà che corrompe alla radice l‘uomo, i protestanti hanno sempre avversato questo dogma, tanto più che secondo loro si tratta di una affermazione che a loro modo di vedere risulta arrischiata e risulta grave anche per un‘altra ragione e cioè secondo loro saremmo in presenza del totale silenzio dei Testi Sacri e della Tradizione più antica. Anche gli ortodossi, che pure hanno spunti notevoli per quanto riguarda l‘affermazione della santità di Maria, però non accettano il dogma cattolico così come è formulato da papa Pio IX° mentre sarebbero disposti ad accettare altre formulazioni. 

Quindi, cari amici, ci troviamo di fronte a un dogma che è contestato in un certo senso dai fratelli separati, specialmente dai protestanti; ma anche all‘interno del cattolicesimo ha fatto fatica ad aprirsi una strada soprattutto fra la teologia dotta per il motivo che vi ho detto, non quindi per avversità alla Madonna o per mancanza di amore per la Madonna ma proprio per la difficoltà che si è trovata nel corso dei secoli ad armonizzare il dogma dell‘Immacolata Concezione col dogma dell‘universalità del peccato originale. E dobbiamo dire che chi ha fatto da traino nell‘approfondimento, nella espressione anche vitale, liturgica nella vita stessa della Chiesa di questo dogma è stata soprattutto la pietà popolare e anche i predicatori popolari, i teologi popolari, soprattutto poi dell‘ordine francescano e anche dell‘ordine dei Gesuiti. Comunque sia dobbiamo dire che qui ci troviamo di fronte veramente ad un caso unico in cui la fede del popolo alla lunga ha avuto la meglio sulla teologia delle grandi università, almeno delle grandi università del centro Europa ed è un caso in cui il Magistero ha svolto una funzione straordinaria di moderazione ma anche di guida. Qui vediamo proprio in tutta questa vicenda come l‘assistenza dello Spirito Santo abbia veramente operato in tutti i papi, perché pensate che nel corso della storia, non ostante le aspre polemiche al riguardo, nessun papa ha mai espresso una opinione così detta “maculatista“, cioè mai nessun papa espresse simpatie o opinioni che potessero in qualche modo dar da intendere che nella Madonna ci fosse stata anche per un solo istante la presenza del peccato originale. Questo sicuramente è indice della assistenza specifica dello Spirito Santo nei confronti del Magistero ecclesiastico. 

Bene allora cari amici, adesso passiamo ad un breve panoramica storica per vedere come nella formulazione di questo dogma sia stato innanzitutto prioritario l‘influsso della fede popolare, poi vedremo come pian piano la teologia, sotto la spinta della fede popolare è riuscita a precisare bene i termini della questione e come il Magistero ha saputo esprimere la sua ultima parola, una parola che sancisce l‘Immacolata Concezione come dogma di Fede da credersi da parte di tutta la Chiesa. Come vi dicevo non ci sono, almeno dal punto di vista puramente letterario e cioè come espressione letterale, delle chiare espressioni nella Sacra Scrittura per quanto riguarda il dogma dell‘Immacolata Concezione anche se poi vedremo invece come la Chiesa ci insegna a leggere alcuni testi nel loro senso più profondo e anche all‘inizio, nella Tradizione, all‘inizio mancano chiare espressioni per quanto riguarda l‘Immacolata Concezione, cioè il fatto che Maria fosse stata concepita senza peccato originale. Bene, vediamo però come questa espressione della fede sia andata maturando pian piano. Direi che il primo indice della formazione di questa Fede nella coscienza del popolo cristiano è dovuta all‘altissima concezione che il popolo cristiano ha sempre avuto della santità di Maria. Cioè il popolo cristiano, fin dall‘inizio, non solo si è soffermato sui privilegi di Maria come Colei che era chiamata a diventare Madre di Dio, ma ha sempre ritenuto che proprio perché era Colei che doveva essere la Madre del Salvatore, doveva avere una preparazione spirituale adeguata, doveva avere, Colei che era chiamata con Cristo a schiacciare la testa al serpente, un vertice irraggiungibile di santità. E direi che fino nei primi testi dei primi secoli, per esempio il protoevangelo di Giacomo, che non è un vangelo canonico ma che però esprime molto bene la fede popolare, esprime in un certo senso questa fede ingenua del popolo nella santità e nella altezza spirituale di Maria. Per esempio: il protoevangelo di Giacomo ha una affermazione che non è condivisa, non è mai stata condivisa dalla Chiesa, afferma cioè che la Madonna è stata concepita da sant‘Anna verginalmente, mentre san Gioachino si trovava nel deserto. Ebbene questo era un modo per esprimere la singolarità di Maria in quanto a santità, un modo molto popolare, forse mitico direi, che forse è rimasto ancora nel popolo cristiano che confonde la Immacolata Concezione con la verginità di Maria. Tuttavia questa espressione della fede popolare contenuta nel vangelo di san Giacomo ci dice con chiarezza che il popolo cristiano già pensava a Maria come a qualcosa di diverso, come una eccezione, quindi già pensava che Colei che avrebbe schiacciato la testa al serpente era rivestita di una particolare santità. D‘altra parte noi vediamo che nello scorrere dei decenni gli epiteti che la gente, che il popolo di Dio attribuisce alla Madonna, esprime l‘alta concezione che il popolo cristiano si era fatta di Maria. Quindi chiamandola —Tutta bella“, chiamandola —Tutta santa“, quindi tutti questi epiteti che la fede popolare attribuisce a Maria è indice dell‘alta concezione che c‘è nella Fede della gente semplice della santità altissima di Maria.

Naturalmente non c‘è ancora nessuna distinzione del fatto che la Madonna sia stata esente oltre che dai peccati personali, dal peccato originale, tuttavia possiamo accertare fin dal primo secolo un‘altissima concezione e presso il popolo di Dio e presso i Padri della Chiesa della santità di Maria Santissima. Pensano giustamente le comunità cristiane primitive che Colei che doveva essere la Madre di Dio, doveva per forza aver avuto una preparazione spirituale e morale eccezionale. E sant‘Agostino, che pure è il teologo per eccellenza del peccato originale, lui stesso per la coerenza dell‘interpretazione di san Paolo secondo cui in Adamo tutti avevano peccato, sant'Agostino come san Tommaso d'altra parte, non vedevano come la Madonna potesse essere preservata dal peccato originale, data questa osservazione paolina. Tuttavia sant‘Agostino che è un pastore d‘anime e non un teologo di università, (era un pastore legato alla predicazione e aveva in mano il polso della gente, sant‘Agostino, grandissimo teologo, ma anche grandissimo pastore d‘anime, la gran parte delle opere che ha scritto altro non sono se non le sue istruzioni al popolo, più che a tavolino le sue opere erano scritte dal pulpito), ebbene sant‘Agostino dice che la pietà popolare impone di riconoscere Maria senza peccato. Tuttavia sant‘Agostino qui non distingue tra i peccati personali di Maria e il peccato originale, noi sappiamo però che sant‘Agostino ha una concezione del peccato originale ben precisa, cioè universale, lui ingloba tutti e come sapete egli pensa che il peccato originale si comunica per generazione umana: è la cosiddetta —Teoria agostiniana del traducianesimo“, cioè il peccato originale viene tradotto dal padre e dalla madre nel rapporto sessuale a colui che è concepito, quindi essendo stata Maria concepita normalmente da sant‘Anna e da san Gioachino, sant‘Agostino, in base alla sua fede nella universalità del peccato originale e al suo modo di concepire questa trasmissione mediante il rapporto sessuale dei genitori, ne concludeva che anche Maria Santissima era stata concepita nel peccato originale, anche se non esita a dire che magari nell‘istante successivo al primo istante, non esita a dire che nel secondo istante poteva benissimo Maria essere rigenerata alla Grazia, quindi nata nel peccato nel primo istante del suo concepimento, rigenerata alla Vita nuova nel secondo istante della sua vita. Sant‘Agostino come vedete aveva in mano il polso della gente che sentiva che Maria era santa, che sentiva che Colei che avrebbe schiacciato la testa al serpente non poteva essere stata sotto la sua schiavitù neanche per un solo istante, tuttavia non riesce ad evitare che almeno per un istante Maria Santissima fosse soggetta al peccato originale. 

Sant‘Agostino dominerà la teologia per secoli e secoli fino al Medio Evo, nel frattempo, non ostante l‘autorità di questo grande dottore nel corso dei secoli, il popolo cristiano non accetta che la Madonna sia concepita nel peccato originale anche per un solo istante e direi che nel corso dei secoli ha un ruolo trainante per quanto riguarda la maturazione della teologia della Immacolata Concezione. In che modo il popolo cristiano ha un ruolo trainante? Innanzitutto il popolo cristiano spontaneamente incomincia, sia pure in forma così ancora non universale, attraverso celebrazioni locali, incomincia a celebrare le feste dell‘Immacolata Concezione e quindi questo dogma dell‘Immacolata Concezione incomincia a vivere oltre che nella fede dei fedeli, nella liturgia della Chiesa. Poi il popolo cristiano si scandalizza e rumoreggia quando qualche predicatore nelle chiese mette in dubbio il principio che la Madonna sia stata esentata dal peccato originale fino a che, quando ci sono dei predicatori che asseriscono dai pulpiti che la Madonna è stata concepita nel peccato originale, ci sono dei casi in cui il popolo cristiano non solo rumoreggia ma reagisce violentemente. Si era arrivati al punto che quando qualche predicatore sosteneva in chiesa che la Madonna era stata concepita nel peccato originale, rischiava di dover troncare la predicazione e di dover uscire dalla chiesa. Non c‘è dubbio che c‘è stata un‘opposizione forte, dura per oltre un millennio e mezzo fra la fede popolare e una parte della teologia dotta. Infatti noi vedremo come pian piano, specialmente nel Medio Evo alcune grandissime personalità teologiche incomincino ad elaborare la teologia della Immacolata Concezione. Pensate voi che uno dei massimi teologi di scuola tomistica, Merchior Cano, (che è del milleseicento, uno dei massimi teologi del secondo millennio, grandissimo commentatore di san Tommaso, grande teologo, però di quei teologi che invece di avere il polso dei fedeli elaborano soprattutto nelle aule delle università le loro teorie), Merchior Cano in un tono sprezzante ma però tutto sommato prendendo atto della situazione, dice che: —appena il volgo, (ecco dico sprezzante perché lo chiama volgo), appena il volgo si sente affermare che la Beata Vergine Maria ha contratto il peccato originale, subito esso si sente turbato, percosso o torturato“. Quindi la gente non ne vuol sapere che i rappresentanti della scienza sacra, i teologi, affermino che la Madonna è stata concepita seppure anche nel primo istante, col peccato originale. E poi noi assistiamo nel diciassettesimo secolo a un fervore popolare nel senso che nascono molte confraternite dedicate all‘Immacolata Concezione, confraternite e istituti religiosi e perfino dei conventi, (tra l‘altro forse per i nostri ascoltatori vale la pena dire che la suor Maria Gesù dé Agreda, con sua mamma, sono state le fondatrici proprio in Spagna di un convento dedicato all‘Immacolata Concezione e suor Maria Gesù dé Agreda, lei stessa presenta nel suo libro sulla vita della Madonna —La mistica città di Dio“ che lei dice di aver avuto come rivelazione privata, presenta l‘Immacolata Concezione così formulata come lo è formulata in Pio IX°, ma proprio perché questo libro presentava l‘Immacolata Concezione come rivelazione privata, creò turbamenti gravissimi nella Chiesa, soprattutto da parte del mondo teologico; questo è il motivo per cui questa opera fu così contrastata nei secoli). 

Nel medesimo tempo il popolo dedica cappelle e all‘interno delle cattedrali dedica altari alla Immacolata Concezione. Intanto col nascere degli ordini religiosi legati alle realtà popolari, soprattutto penso ai francescani, ma poi anche successivamente i gesuiti che sono forse tra gli ordini quelli che più di tutti han difeso l‘Immacolata Concezione, pian piano in ogni università, specialmente nelle università teologiche di Spagna e nelle università teologiche italiane, i teologi nel momento in cui assumono la cattedra e fanno il giuramento di essere fedeli alla Chiesa e di insegnare secondo la dottrina della Chiesa, fanno anche un giuramento specifico. Nelle università spagnole, prima di tutte quella di Granada e poi successivamente anche in quelle italiane, si giura di difendere il dogma della Immacolata Concezione —usque ad effusionem sanguinis“, cioè fino al versamento del sangue, quindi pensate cari amici, con che passione, con che vigore, con che forza questo dogma era difeso dal popolo e da una certa parte della teologia soprattutto spagnola e italiana. Un grandissimo influsso ebbe nella elaborazione di questo dogma e nell‘approfondimento della pietà popolare soprattutto la predicazione dei padri francescani e poi alcuni catechismi legati soprattutto legati al periodo della Riforma e dopo, i catechismi di san Leonardo da Porto Maurizio, il catechismo di Canisio, (sono tutti santi), di Bellarmino, e poi il catechismo di Bossué. Tutti questi catechismi, che diventano poi catechismi a grande risonanza nella Chiesa, difendono l‘Immacolata Concezione e poi non mancarono le rivelazioni private, vi ho già parlato di suor Maria Gesù dé Agreda, ma contribuirono moltissimo alla diffusione e al sostegno, all‘approfondimento popolare del dogma dell‘Immacolata Concezione, le rivelazioni di santa Brigida e la apparizioni a Caterina Labouré. In questo modo si è instaurato quello che si chiama il —factum ecclesiae“ e cioè che di fatto la Chiesa nel suo popolo e in tanti suoi ministri, professa la fede nell‘Immacolata Concezione, cioè si afferma la realtà viva della prassi ecclesiale. Ed è a questa realtà viva della prassi ecclesiale, della fede popolare e della fede espressa nella liturgia che il papa Pio IX° farà riferimento nella bolla —Ineffabilis Deus“ dell‘otto dicembre 1854 nella quale definirà l‘Immacolata Concezione. Bene cari amici, abbiamo visto qual è stato il ruolo del popolo cristiano nell‘elaborazione del dogma dell‘Immacolata Concezione e adesso vediamo qual è stato il ruolo della teologia. Il ruolo della teologia è stato sicuramente un ruolo positivo non ostante la difficoltà che una certa parte della teologia, la parte forse più dotta, la parte legata soprattutto alle grandi università dove si studiava san Tommaso, sant‘Agostino, due teologi —maculatisti“, ebbene anche la teologia ha svolto un ruolo molto importante soprattutto per quanto riguarda la posizione dei termini del problema e anche per quanto riguarda la sua soluzione. Vi ho già detto che fin dall‘inizio il popolo cristiano aveva una concezione altissima della santità di Maria e anche i Padri della Chiesa, che sono direi i primi teologi della Chiesa, ritenevano che essendo Maria madre di Dio doveva aver avuto, per concepire il Verbo di Dio nel suo seno, una preparazione morale e una santità personale altissime. Tuttavia siamo ancora nel campo qui della esenzione dai peccati personali. Ora sant‘Agostino, non ostante che lui personalmente e poi successivamente san Tommaso, sia stato un teologo maculatista, cioè non ostante che sant‘Agostino abbia ritenuto che la Madonna almeno per un istante fosse stata concepita nel peccato originale, ha avuto un grandissimo merito: ha avuto il merito, tutto sommato, di dire che avendo tutti peccato in Adamo, tutti sono bisognosi di redenzione, e quindi lui stesso ha messo in evidenza intanto i due dogmi che sembravano non andar d‘accordo, e cioè il fatto che tutti hanno peccato in Adamo e il fatto che Maria facesse eccezione. 

Secondo aspetto, e qui il merito di sant‘Agostino è sicuramente importantissimo, ha affermato un dogma che è chiarissimo nella Chiesa: che tutti, anche la Madonna, sono bisognosi di redenzione e quindi diceva: —Ma se è nata senza peccato, come ha fatto a essere redenta? Sant‘Agostino ha avuto il grande merito di porre con grande molta chiarezza il problema, tuttavia la pietà personale e l‘amore personale di sant‘Agostino nei confronti di Maria Santissima è fuori discussione perché, non riuscendo a risolvere il problema dal punto di vista teologico, cosa ha fatto? Ha detto che la Madonna è stata concepita nel peccato ma subito nell‘istante dopo è rinata alla Grazia. Però questa soluzione, come vedete, tutto sommato non poteva essere accettata dal popolo cristiano perché si affermava che almeno per un istante Maria era stata schiava di satana, e il popolo cristiano non poteva accettare questo di Colei che il protoevangelo, cioè il libro del Genesi, preannunciava come Colei che col suo seme avrebbe schiacciato la testa al serpente. La soluzione di questa —antinomia“ cioè di questa opposizione fra il dogma della Immacolata Concezione e il dogma della universalità della redenzione e della universalità del peccato originale si è incominciato a risolvere nel Medio Evo. 

Il primo che ha trovato la via è un teologo del nono secolo, si chiama Pascasio Radberto e dopo di lui sant‘Anselmo di Canterbury, i quali, (guardate come molte volte una illuminazione teologica ti formula quella parola che ti risolve il problema), questi due teologi, (non sono cose difficili, tutti quanti cari amici potete comprenderlo), hanno elaborato il concetto di preredenzione e cioè dicevano: —E‘ bensì vero che il dogma della universalità della redenzione, cioè che tutti devono essere redenti da Cristo, è un dogma che ammette nessuna eccezione, ma per quanto riguarda la Madonna, la redenzione è stata applicata prima ancora che nascesse“. Quindi la Madonna non è stata esentata dal peccato originale perché non era bisognosa di redenzione, ma essendo anche Lei bisognosa di redenzione, a Lei la redenzione è stata applicata prima che nascesse. Quindi secondo questi due teologi, Pascasio Radberto e sant‘Anselmo di Canterbury, la Madonna sarebbe stata redenta prima di nascere, e quindi il concetto di preredenzione che è il concetto che ha risolto l‘antinomia teologica, l‘incompatibilità fra l‘universalità della redenzione e il fatto che la Madonna sia nata senza peccato originale. Poi piano piano un altro teologo, Eadmero, (va dato ad ognuno quello che è suo, in genere l‘argomentazione di Dunscoto viene attribuita soltanto a Dunscoto, la verità è che prima è stato Eadmero e poi il francescano Dunscoto), ha elaborare la famosa espressione che tutti quelli che hanno studiato teologia sanno e che adesso vi illustro e cioè: —POTUIT, VOLUIT, FECIT“ e Dunscoto invece dice: “POTUIT, DECUIT, FECIT“. Che cosa vuol dire? E‘ molto semplice. Dicono questi due grandissimi teologi, grandissimi per quanto riguarda la elaborazione del dogma dell‘Immacolata Concezione, dicono: —Dio, perché la Madre del Figlio Suo fosse veramente la più degna madre possibile, poteva esimerla dal peccato originale (POTUIT); era conveniente che Colei che doveva essere Madre di Dio fosse esente dal peccato originale (DECUIT), quindi se Dio lo poteva (potuit), se era conveniente che Dio lo facesse (decuit), allora Dio lo fece (FECIT)“. E‘ il famoso argomento di convenienza elaborato nella sua perfezione da Dunscoto per cui, attenzione, ecco qui la chiave di tutto il discorso: —Maria non è una eccezione alla redenzione, Maria non è colei che non ha bisogno di redenzione, ma è il caso della più perfetta e più efficace applicazione della redenzione da parte dell‘unico redentore che è Gesù Cristo, il quale ha applicato a Maria i suoi meriti prima ancora che nascesse“. Quindi ecco qui il ruolo della teologia, un ruolo importantissimo che non va affatto sottovalutato, perché cari amici, la teologia ti ha dimostrato, soprattutto per opera come vi ho detto dei teologi che abbiamo citato, ha dimostrato come Maria, è nata senza peccato originale, non perché non aveva bisogno di redenzione, ma perché a Lei la redenzione è stata applicata nel modo più perfetto possibile, cioè prima ancora che nascesse. Maria è stata Lei stessa concepita senza peccato originale perché per la sua dignità che doveva avere di Madre di Dio, il Padre ha applicato a Lei la redenzione del Figlio nel modo più perfetto e cioè prima ancora che nascesse. Vedete quindi come la teologia è riuscita a comporre queste due realtà che sembravano incomponibili e cioè il fatto che Cristo è l‘unico redentore, che tutti sono stati redenti, che anche Maria è stata redenta, tuttavia Maria è stata concepita senza peccato originale perché redenta prima ancora della sua concezione. E poi direi che la teologia ha pian piano contribuito a trovare anche le fondamenta bibliche di questo dogma, ma questo lo vedremo più avanti, prima cercheremo di mettere a fuoco, dopo il ruolo del popolo di Dio e dopo il ruolo della teologia, di mettere a fuoco quale è stato il ruolo del magistero della Chiesa. 

Ecco cari amici, in questo che possiamo dire —braccio di ferro“ tra una parte della teologia dotta e il popolo cristiano, il Magistero ha svolto una funzione altamente moderatrice e direi non solo moderatrice, ma anche una azione di promozione, di maturazione. Intanto occorre dire con molta chiarezza che nessun papa ha espresso mai opinioni —maculatiste“ nell‘esercizio del suo magistero, maculatiste nel senso che la Madonna fosse stata concepita anche per un solo istante nel peccato originale. Mai nessun papa, non solo, ma il concilio della Chiesa che più di tutti si è impegnato nel definire il dogma del peccato originale, il Concilio di Trento, ha definito il dogma del peccato originale e dell‘universalità del peccato originale senza includere Maria Santissima nel peccato originale, su questo argomento ha taciuto, e quindi pur affermandone l‘universalità non ha fatto nessun riferimento a Maria Santissima. Un silenzio questo del Concilio di Trento estremamente eloquente, che ha lasciato appunto gli spazi liberi al dibattito teologico. Vi ho detto che non solo i papi hanno svolto un‘azione di moderazione ma anche di promozione: intanto i papi hanno cominciato ad introdurre ufficialmente la festa dell‘Immacolata Concezione prima di tutto nella loro diocesi a Roma, poi pian piano hanno esteso la festa dell‘Immacolata Concezione a tutta la Chiesa universale. Questo è un fatto perché voi sapete che c‘è un‘affermazione nella teologia che si dice: —Lex orandi, lex credendi“ cioè: ciò che si prega, la legge del pregare è anche poi la legge della fede, cioè ciò che tu preghi poi diventa anche regola di fede. Ebbene quando una festa viene estesa alla Chiesa universale vuol dire che corrisponde alla Fede della Chiesa. Come ha proceduto Pio IX° che pure si trovava di fronte ad una accanita, anche se minoritaria opposizione teologica, come ha proceduto Pio IX° per elaborare questo dogma che sembrava non avere dei fondamenti biblici? Anche Pio IX° si trovò di fronte ad una notevole difficoltà in questo senso. Ebbene Pio IX°, su consiglio di Rosmini, di Antonio Rosmini, interrogò tutti i vescovi sulla opportunità di definire il dogma. Rosmini personalmente riteneva che il dogma dell‘Immacolata Concezione fosse moralmente certo, ma riteneva inopportuna la sua definizione perché secondo Rosmini avrebbe causato delle reazioni da parte di una frazione della Chiesa, tuttavia consigliò Pio IX° che era estremamente deciso in questo senso e cioè a proclamare il dogma, a interrogare tutti i vescovi della Chiesa sulla opportunità della definizione del dogma, perché sapete che una verità di fede, pur essendo condivisa dalla Chiesa, non sempre in un determinato contesto storico è opportuno definirne il dogma. Ebbene al riguardo ci fu una convergenza plebiscitaria da parte dei vescovi che erano favorevoli a definire proprio subito il dogma dell‘Immacolata Concezione: su 603 vescovi che risposero, 546 si espressero sulla opportunità della immediata definizione del dogma. Il testo della definizione fu molto discusso, rimaneggiato e alla fine Pio IX° decise, nella sua bolla —Ineffabilis Deus“, decise per questa formulazione che adesso vi leggiamo, cari amici. Dice il testo della definizione dogmatica e quindi facente riferimento al più alto grado di magistero pontificio, dice Pio IX°: —Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che la Beatissima Vergine Maria, nel primo istante della Sua concezione, per singolare Grazia e privilegio di Dio Onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli.“ 

Quindi come vedete Pio IX° prende decisione proprio per quanto riguarda il primo istante, cioè non c‘è stato nessun istante che Maria non sia stata senza peccato originale. Pio IX° fa riferimento ai meriti di Cristo poi dice che questo è stato un singolare privilegio di Maria Santissima. Ora non si dice nella bolla di Pio IX° se sia stato l‘unico privilegio, l‘unica esenzione di una creatura dal peccato originale: ebbene più tardi Pio X° e Pio XII° precisano che questo singolare privilegio è unico e quindi solo Maria ha avuto questo privilegio e poi specificano che questo è dovuto alla perfetta redenzione di Maria da parte di Cristo, anche noi siamo redenti, ma imperfettamente perché nasciamo nel peccato e la redenzione abbisogna di tutta la nostra fatica. Maria stessa comunque, pur essendo stata redenta prima ancora che nascesse, tuttavia non dimentichiamo che la Sua adesione, la Sua attività di corredentrice è stata altissima, Lei più di tutti ha bevuto al calice amaro di Cristo. Allora cari amici come possiamo sintetizzare questo iter che abbiamo percorso e cioè come pian piano il dogma si è sviluppato sotto la spinta dei fedeli attraverso la riflessione teologica e la funzione moderatrice e promotrice del magistero? Possiamo dire che questo dogma è frutto del dinamismo della fede che ha interessato la Chiesa in tutte le sue componenti: popolo di Dio, i teologi e il magistero. E quindi la fede della Chiesa, sotto l‘influsso dello Spirito Santo si è man mano nei secoli esplicitata nelle sue potenzialità. Resta adesso da vedere cari amici se veramente, come dice Pio IX°, questa fede della Chiesa ha veramente delle radici bibliche, se è veramente una dottrina rivelata. Bene, cari amici, adesso passiamo appunto all‘ultima parte della nostra riflessione, della nostra ricostruzione storica. Questa nostra riflessione ha un carattere teologico culturale però non mi pare sia inutile perché ci mostra come tutte le componenti della Chiesa possano contribuire a far maturare la fede della Chiesa stessa e come abbiamo già visto, Pio IX° nella sua bolla —Ineffabilis Deus“, pone come argomentazione la fede viva della Chiesa universale. Ecco, come —se la cava“ diciamo noi, cari amici, Pio IX° con i passi biblici? 

Voi sapete che, vi ho detto all‘inizio, i protestanti ritengono l‘Immacolata Concezione come un‘affermazione grave, rischiata, secondo loro, in presenza del silenzio totale degli Scritti sacri e della Tradizione più antica. Ma è proprio vero questo? Pio IX° dice che non occorre leggere i passi biblici nella loro letteralità, ma occorre leggere i passi biblici con gli occhi della Chiesa e Pio IX° porta come argomentazione la lettura che la Chiesa ha fatto di alcuni passi biblici cogliendoli in tutta la loro profondità, si tratta di passi biblici letti cogli occhi stessi della Chiesa che è andata al di là molte volte dal loro senso letterale per coglierne il loro senso profondo, spirituale, teologico, morale ed anagogico, come dicono i teologi. In poche parole Pio IX° riafferma il principio che la lettura della Bibbia non la fa il singolo, la lettura della Bibbia non la fa il teologo dotto, la lettura della Bibbia la fa la Chiesa sotto la illuminazione dello Spirito Santo; questo è un principio ermeneutico fondamentale, cioè è inutile che noi usiamo la Bibbia contro la Chiesa, cari amici, la verità è che la Bibbia è stata scritta dalla Chiesa. Non dimentichiamo che gli autori biblici sono tutti uomini di Chiesa, parlo del Nuovo Testamento naturalmente, la Bibbia è stata scritta del popolo di Dio di Israele e la Bibbia è stata scritta dal popolo di Dio del Nuovo Israele, dalla Chiesa, è stata scritta sotto l‘influenza dello Spirito Santo avendo Dio come autore, ma anche la Chiesa come l‘unica garante, l‘unica interprete perché le Scritture sacre sono nate dal seno della Chiesa e quindi soltanto la Chiesa sotto la illuminazione dello Spirito Santo è in grado di interpretarle in tutta la loro profondità e verità. Allora quali sono quei testi biblici nei quali la Chiesa, con gli occhi della Fede, sotto la forza, la luce dello Spirito Santo, ha visto il dogma dell‘Immacolata Concezione? Innanzitutto nel Vecchio Testamento, come sapete, il cosiddetto —protoevangelo“, cioè l‘annuncio della redenzione subito dopo il peccato originale, e si tratta appunto di Genesi 3,15, quando rivolgendosi al serpente Dio dice: “Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la stirpe di lei“, e qui sono appunto Cristo e Maria associati nella loro ostilità contro il demonio. Quindi come appare molto chiaro, la fede della Chiesa ha visto una ostilità, una opposizione radicale fra il serpente da una parte e la Madre e Cristo dall‘altra, questa opposizione radicale esigeva che Maria mai, per nessun istante fosse sottoposta all‘influenza del serpente e quindi nella —Ineffabilis Deus“, Pio IX° dice: —In conseguenza di ciò, come Cristo mediatore fra Dio e gli uomini, assunto la natura umana, distrusse il decreto di condanna che c‘era contro di noi, attaccandolo trionfalmente alla Croce, così la Santissima Vergine, unita con Lui con un legame strettissimo e indissolubile, fu insieme con Lui e per mezzo di Lui l‘eterna nemica del velenoso serpente e ne schiacciò la testa con il suo piede verginale.“ E Pio IX° per ben altre tre volte, allude al protoevangelo dicendo, nella sua enciclica: —E certo era del tutto conveniente che una Madre così venerabile risplendesse sempre adorna dei fulgori della santità più perfetta e immune interamente dalla macchia del peccato originale riportasse il più completo trionfo sull‘antico serpente.“ E sempre nella parte conclusiva Pio IX° dice: —Poi riaffermiamo la nostra più fiduciosa speranza nella Beatissima Vergine che tutta bella Immacolata ha schiacciato il capo velenoso del crudelissimo serpente e ha portato la Salvezza al mondo.“ Quindi la lettura della Chiesa del protoevangelo e cioè: —Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la stirpe di lei“ ha sempre visto in questa opposizione radicale tra Cristo e Maria da una parte e il serpente dall‘altra, l‘affermazione che mai in nessun istante Maria fu sotto il giogo del serpente. Non dimenticate, cari amici, che nascere nel peccato originale significa nascere sotto il dominio di satana, e quindi dire che la Madonna è stata concepita almeno per un istante nel peccato originale significa dire che Maria è stata concepita sotto il giogo di satana, ma questo è incompatibile con il testo biblico Genesi 3,15. 

Poi Pio IX° fa anche riferimento ad alcune, a tante figure bibliche lette in chiave mariana, che esprimono appunto questa totale esenzione di Maria dal peccato, non solo personale, ma anche originale. Pio IX° fa riferimento alle immagini bibliche dell‘arca di Noè, che è la salvezza; della scala di Giacobbe che ci porta al Cielo, del roveto ardente, della torre inespugnabile, bellissima questa idea della torre inespugnabile, cioè che satana non ha mai neanche per un istante potuto espugnare questa torre inespugnabile, questa —Turris eburnea“ che è Maria. Pure anche l‘immagine del Canto dei Cantici —Orto chiuso“. Vedete queste bellissime immagini: Arca di Noè, Scala di Giacobbe, Roveto ardente, Torre inespugnabile, Orto chiuso, e tantissime altre, la Chiesa le ha sempre lette come esenzione totale di Maria dai peccati personali e dal peccato originale. Come pure altre immagini che sono commentate diversamente dai Padri, come l‘immagine di —Colomba pura“, di —Gerusalemme santa“, di —Trono eccelso di Dio“, di —Regina assolutamente bella, perfetta, cara a Dio“. Tutte immagini bibliche che Pio IX° adduce ad argomentazione del fondamento biblico dell‘Immacolata Concezione. E poi sempre la lettura cogli occhi della Chiesa di alcuni testi del Nuovo Testamento: innanzitutto l‘affermazione: —Piena di Grazia“, questa pienezza è tal da essere incompatibile in nessun momento col peccato originale; come la —Benedetta tra le donne“, l‘espressione con cui Elisabetta salutò Maria e poi con l‘espressione di Maria Santissima: —Grandi cose ha fatto in me l‘onnipotente“. Il mio compito, cari amici, non era adesso quello di analizzare queste immagini bibliche, il mio compito non era quello di fare un‘esegesi di questi testi biblici ma di dire come Pio IX° indica dei testi biblici da leggersi cogli occhi della Chiesa. Quindi la bolla —Ineffabilis Deus“ insegna che la Sacra Scrittura, se letta cogli occhi della Chiesa, rivela una pienezza di senso che va al di là della sola lettera del testo, quindi questo va detto nei confronti di chi vuole utilizzare la Scrittura contro il dogma della Immacolata Concezione. Dice Stefano De Flores nel suo bellissimo articolo sulla Immacolata Concezione nel dizionario di mariologia: —In sostanza dunque la —Ineffabilis Deus“ insegna che la Sacra Scrittura se letta cogli occhi della Chiesa, rivela una pienezza di senso che non emerge dalla semplice formulazione del testo, cioè dalla sola lettera. Anche per quanto riguarda la Vergine i Libri Sacri contengono le espressioni che in germe possono insinuare la perfetta santità della Madre di Dio fin dal primo istante della sua concezione nel grembo materno. La Chiesa, guidata dallo Spirito ha sondato la ricchezza virtuale di quelle parole fino a maturare la propria fede nella Immacolata Concezione di Maria. Questa è la ragione per cui la Bolla conclude che tale dottrina è sempre esistita nella Chiesa medesima come ricevuta per tradizione e rivestita del carattere di dottrina rivelata. Infatti la Chiesa di Cristo, custode e vindice delle dottrine a lei affidate, non le ha mai alterate né con aggiunte né con diminuzioni, ma tratta con tutti gli accorgimenti e la sapienza quelle che l‘antichità ha delineato e i Padri hanno seminato e cerca di limare e di affinare quelle antiche dottrine della divina Rivelazione in modo che ricevano chiarezza, luce e precisione. Così, mentre conservano la loro pienezza, la loro integrità e il loro carattere, si sviluppano soltanto secondo la loro propria natura, ossia nello stesso pensiero e nello stesso senso.“ Così dice appunto Stefano De Flores, ma io vorrei dire si tratta appunto, l‘Immacolata Concezione, di una dottrina, di un albero fiorito i cui semi, i cui germi si trovano già tutti presenti nella Sacra Scrittura. 

Bene cari amici, abbiamo finito questa nostra esposizione, questa nostra carrellata storica che penso sia stata per noi assai istruttiva. Qui non si tratta di porre Maria fuori dalla economia della Redenzione, il dogma della l‘Immacolata Concezione afferma la universale redenzione di Cristo che a Maria è stata applicata in un modo più perfetto che ad altri, inoltre si ribadisce che anche in Maria tutto è gratuito, non perché Lei avesse diritto a qualche cosa, Maria stessa l‘ha detto nel Magnificat: —Ha fatto in me grandi cose l‘Onnipotente“, quindi ha fatto tutto Dio, l‘iniziativa è tutta divina. Ma perché Dio ha fatto questo? L‘ha fatto in vista della cooperazione di Maria alla Redenzione e quindi della cooperazione di Maria alla nostra salvezza e occorre, cari amici, che ci mettiamo in sintonia anche con Giovanni Paolo II° oltre che con tanti autori spirituali, nel vedere in Maria non soltanto i privilegi, ma nel vedere la cooperazione personale di Maria Santissima alle grazie che ha ricevuto, perché non dimentichiamo che Maria ha ricevuto grandissime grazie, ma Lei ha corrisposto in un modo perfetto a queste grazie. Questo è il fatto: i doni sono sempre un‘arma a doppio taglio. Guardiamo un poco ad Eva, cari amici, ad Adamo ed Eva: non avevano forse ricevuto grandissime grazie? Erano stati creati senza peccato e avevano ricevuto il dono della grazia santificante più tutti i doni preternaturali e cioè il dono dell‘immortalità, il dono della impassibilità, il dono dell‘integrità, il dono della scienza infusa. Eppure non seppero corrispondere a questi doni. Maria Santissima ha avuto dei grandissimi doni, ma Lei stessa, ad ogni dono straordinario che ha avuto da Dio, in special modo la grande chiamata ad essere Madre di Dio, ha corrisposto in un modo così perfetto, come più perfetto non si poteva. Questo lo possiamo veramente dire: Maria non poteva umanamente corrispondere in un modo più perfetto di come ha corrisposto e quindi, cari amici, Maria diviene per noi modello di corrispondenza alla Grazia, perché Dio dà a tutti i suoi doni, i doni ordinari, innanzitutto il dono della Fede. Purtroppo i doni che noi abbiamo da Dio non trovano in noi quella corrispondenza che hanno avuto in Maria Santissima e quindi Lei è sicuramente per noi un esempio di cooperazione ai grandissimi doni di Dio. E anche noi quando meditiamo sui doni che Dio ci ha fatto, non pensiamo tanto ai doni straordinari quanto ai doni ordinari della vita cristiana, innanzitutto la Fede, la Speranza, la Carità, la vita di Grazia che è donata a noi attraverso i sacramenti. Pensiamo, cari amici, se noi abbiamo veramente corrisposto come Maria ha corrisposto a questi doni con quella fede, con quella fatica del cuore per cui ci è di grande esempio. Bene, vorrei concludere dicendo che se Maria è per noi esempio di cooperazione ai doni di Dio, però, ecco ormai Maria nella sua bellezza immacolata, è per noi un segno elevato nel Cielo, un segno di santità, un segno di purezza. Io vorrei vedere questa festa dell‘Immacolata Concezione come sicuramente un invito che ci rivolge la nostra Mamma tutta santa a riscoprire la nostra vocazione universale alla santità. Non dimentichiamo, cari amici, che se noi, a differenza di Maria, veniamo concepiti nel peccato originale, tuttavia con la nostra cooperazione alla Grazia possiamo anche noi rinascere e diventare Sua immagine.





Raniero Cantalamessa. L'Amen di Maria.
Terza predica d'Avvento in Vaticano, 18 dicembre 2009 

San Paolo dice che Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9, 7) e Maria ha detto a Dio il suo “sì “ con gioia. Il verbo con cui Maria esprime il suo consenso, e che è tradotto con “fiat “ o con “si faccia “, nell'originale, è all'ottativo (génoito), un modo verbale che in greco si usa per esprimere desiderio e perfino gioiosa impazienza che una certa cosa avvenga. Come se la Vergine dicesse: “Desidero anch'io, con tutto il mio essere, quello che Dio desidera; si compia presto ciò che egli vuole “. Davvero, come diceva sant'Agostino, prima ancora che nel suo corpo ella concepì Cristo nel suo cuore.
Ma Maria non disse “fiat” perché non parlava latino e non disse neppure “génoito “ che è parola greca. Che cosa disse allora? Qual è la parola che, nella lingua parlata da Maria, corrisponde più da vicino a questa espressione? Quando voleva dire a Dio “sì, così sia “, un ebreo diceva “amen! “ Se è lecito cer­care di risalire, con pia riflessione, all'ipsissima vox, alla parola esatta uscita dalla bocca di Maria - o almeno alla parola che c'era, a questo punto, nella fonte giudaica usata da Luca -, que­sta deve essere stata proprio la parola “amen “. Ricordiamo i salmi che nella Volgata latina terminavano con l’espressione: “fiat, fiat”?; nel testo greco dei LXX, a quel punto, c’è “genoito, genoito” e nell’originale ebraico conosciuto da Maria c’è “amen, amen”.
Amen è parola ebraica, la cui radice significa solidità, certezza; era usata nella liturgia come risposta di fede alla parola di Dio. Con l'“amen “ si riconosce quel che è stato detto come paro­la ferma, stabile, valida e vincolante. La sua traduzione esatta, quando è risposta alla parola di Dio, è questa: “Così è e così sia “. Indica fede e obbedienza insieme; riconosce che quel che Dio dice è vero e vi si sottomette. E dire “sì “ a Dio. In questo senso lo troviamo sulla bocca stessa di Gesù: “Sì, amen, Padre, perché così è piaciuto a te... “ (cf Mt 11, 26). Egli anzi è l'Amen personificato: Così parla l’Amen... (Ap 3, 14) ed è per mezzo di lui che ogni altro “amen “ di fede pronunciato sulla terra sale ormai a Dio (cf 2 Cor l, 20). Anche Maria, dopo il Figlio, è l’ amen a Dio fatto persona.
La fede di Maria è dunque un atto d'amore e di docilità, libe­ro anche se suscitato da Dio, misterioso come misterioso è ogni volta l'incontro tra la grazia e la libertà. E questa la vera gran­dezza personale di Maria, la sua beatitudine confermata da Cri­sto stesso. “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte” (Lc 11, 27), dice una donna nel Vangelo. La donna proclama Maria beata perché ha portato Gesù; Eli­sabetta la proclama beata perché ha creduto; la donna proclama beato il portare Gesù nel grembo, Gesù proclama beato il portarlo nel cuore: “Beati piuttosto - risponde Gesù - coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Egli aiuta, in tal modo, quella donna e tutti noi, a capire dove risiede la grandezza personale di sua Madre. Chi è infatti che “custodiva“ le parole di Dio più di Maria, della quale è detto due volte, dalla stessa Scrittura, che “custodiva tutte le parole nel suo cuore “? (cf Lc 2, 19.51).






LE RAPPRESENTAZIONI ICONOGRAFICHE DELLA IMMACOLATA CONCEZIONE

Maestro lucchese (1475-1499) in Località sconosciuta
Vincenzo Frediani (1503) a Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi
Buglioni Benedetto (1510 circa) a Empoli, Museo della Collegiata
Marchesi Girolamo (1512) a San Marino, chiesa di san Francesco
Piero di Cosimo (1516) a Fiesole, chiesa S. Francesco
Genga Girolamo (1516-1518) a Milano, Pinacoteca di Brera
Dossi Battista (1525-1530) a Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister, Staatliche Kunstsammlungen Dresden
Palmezzano Marco (1530) a Forlì, Abbazia S. Mercuriale
Pierfrancesco di Jacopo Foschi (1544-1546) a Firenze, Chiesa S. Spirito
Anonimo marchigiano (1560-1600) a Macerata, Collezione E. Trascinelli
Fontana Prospero (1570) a Milano, Pinacoteca Nazionale di Brera
Gilardi Pietro (1677-1733) a Cocquio Trevisago, parrocchiale
Maratta Carlo (1684) a Massa, Cattedrale dei Santi Pietro e Francesco
Maratta Carlo (1689) a Roma, Santa Maria del Popolo
Anonimo romano (1690-1750) a Frascati, Accademia Tuscolana
Pesci Gerolamo (1720) a Zagarolo, chiesa S. Maria delle Grazie
Angeli Giuseppe (1765) a Venezia, chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari
Mendes José (1880 circa) a Madrid, chiesa di san Jerónimo El Real
Riva Giuseppe (1898) a Almenno san Salvatore, chiesa di san Salvatore




L'Immacolata Concezione: alcuni elementi di iconologia

La tela dipinta da Francisco de Zurbarán nel 1632 per il collegio religioso di Nuestra Señora del Carmen de Jadraque



Roma,  (Zenit.orgRodolfo Papa | 2687 hits

L’11 febbraio 1858 la Vergine Maria appare alla giovanissima Maria Bernarda Soubirous nella grotta di Massabielle, sui Pirenei. Nelle sue apparizioni, la Madonna si manifesta a Bernadette dicendo “Io  sono l’Immacolata Concezione”.
Solo quattro anni prima, con la bolla Ineffabilis Deus (8 dicembre 1854), Pio IX aveva definito il dogma dell’immacolato concepimento di Maria, ponendo in evidenza  che la Vergine fu preservata dal peccato originale. Veniva così definita, dopo secoli di approfondimento teologico, una importante questione relativa alla persona ed al ruolo della Vergine Maria nel piano provvidenziale della Redenzione.
Nel 1870, Pio IX commissionò al pittore Cocchetti un dipinto raffigurante l’Immacolata, per l’arcosolio del presbiterio di Santa Maria in Trastevere: questo  potrebbe essere considerato il primo dipinto legato al dogma dell’Immacolata Concezione, ma in realtà la pittura, tanto quanto la riflessione teologica, nel corso dei secoli era già stata chiamata a meditare questo tema. Già i Padri della Chiesa avevano accostato Eva e Maria, proprio per sottolineare che la Vergine era stata concepita senza il peccato, e con il passare del tempo l’assunto Semper Virgo. Dei Genitrix. Inmaculata era stato abbracciato da un numero sempre crescente di fedeli e difeso dai pontefici, fino a giungere alle celebri costituzioni di Sisto IV (Cum praeexcelsa, 1477, Grave nimis, 1483), confermate nella quinta sessione del Concilio di Trento nel Decretum de peccato originali (1546), su proposta soprattutto del card. Pietro Pacheco di Jaen.  Questo cammino della Chiesa, coronato dalla definizione dogmatica di Pio IX,  si specchia nel percorso dell’arte.
Il tema pittorico dell’Immacolata trova nascita nell’Italia meridionale e particolare diffusione in Spagna. Si definisce dal punto di vista iconografico intorno alla fine del Quattrocento[1], come dimostrano alcuni dipinti conservati in Italia, in Francia ed in alcune regioni della Penisola Iberica,  e tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento gode di grande popolarità in Italia e, in modo speciale, in Spagna.
Fu per l’appunto uno spagnolo, Francisco Pacheco, che nel suo trattato Arte de la Pinturadel 1638 ha fornito una guida chiara per raffigurare in maniera corretta l’Immacolata, riassumendo senza dubbio gli elementi comuni alle immagini che aveva visto e che giudicava affidabili; fra queste vi erano le immagini riprodotte sulle medaglie che Leone X aveva benedetto agli inizi del Cinquecento su istanza dell’ordine francescano, fedele difensore del privilegio di Maria (anche Sisto IV era dell’ordine dei frati minori): “ Si deve...dipingere...questa Signora nel fiore della sua età, da dodici a tredici anni, bellissima bambina con begli occhi e sguardo grave, naso e bocca perfettissimi e rosate guance, i bellissimi capelli lisci, color oro... deve dipingersi con tonaca bianca e manto blu vestita del sole, un sole ovale ocra e bianco, che circundi tutta l’immagine, unito dolcemente con il cielo; coronato di stelle; dodici stelle distribuite nel circolo chiaro fra splendori, servendo di punto alla sacra fronte; le stelle su alcune macchie chiare formate a secco di purissimo bianco, che esca sopra tutti i raggi... Una corona imperiale deve adornare la sua testa ma che non copra le stelle; sotto i piedi, la luna che benché sia un globo solido, prese licenza per renderlo chiaro, trasparente sui paesi; nella parte di sopra, più chiara e visibile la mezza luna con le punte verso il basso...I tributi di terra si accomoderanno, convenientemente, per paese, e quelli del cielo, se vogliono fra le nubi. Adornasi con serafini e con angeli interi che hanno alcuni degli attributi... il dragone... al quale la Vergine spaccò la testa trionfando dal peccato originale...se potessi lo eliminerei per non disturrbare il quadro”. Queste indicazioni normative del Pacheco non solo traducono la visione della Apocalisse, ma sembrano anche  descrivere la tela che Zurbarán aveva dipinto per il collegio religioso di Nuestra Señora del Carmen de Jadraque, nel 1632.[2] 
In questa tela, infatti, troviamo magistralmente raffigurata l’Immacolata, con tutti i suoi attributi iconografici. Il primo dei simboli, il sole, non è presente come astro, ma come luce che si irradia da dietro la figura della Vergine, facendo sì che questa si presenti come una “donna vestita di sole” (Ap 12,1). Le dodici stelle ornano simbolicamente l’aureola, la quale si tramuta in una vera apoteosi di teste di cherubini, che aprono il cielo fisico verso lo spazio delle sfere celesti. L’immagine quasi statuaria della Vergine si colloca in uno spazio assolutamente ideale, che sta a metà tra cielo e terra. Il suo alone di luce irradia un caldo ammasso di nuvole, in cui spiccano quattro attributi mariani; tra squarci di nubi a sinistra si vede la Porta del Cielo, Porta coeli (Gen 28,17) e la Scala di Giacobbe o del cielo, Scala coeli(Gen 28,12) a destra la Stella del Mare, Stella maris (Himn. Lit.) e lo Specchio senza macchia,Speculum sine Macula (Sap 7,26).
Nella parte inferiore del dipinto un paesaggio che si stende come una marina, a ricordare l’etimo poetico del nome della Vergine, riunisce una infinità di attributi mariani in un luogo reale e al tempo stesso simbolico, concepito appositamente per la contemplazione del fedele raccolto in preghiera, davanti al creato posto ai piedi di Maria. Ecco che, a saperlo guardare, il paesaggio si tramuta nell’Orto Sacro, Hortus Conclusus (Ct 4, 12), nel quale crescono fiori di campo rossi e bianchi, Flos campi, e dove si ergono la Torre di Davide,Turris David (Ct 4,4), il cipresso, Cypressus in monte Sion (Sir 24,17), il Tempio dello Spirito Santo, Templum Spiritus sancti (I Cor 6,19), la palma, Palma exaltata in Cades (Sir 24,18), i  cedri, Cedrus exaltata in Libano (Sir 24,17), e gli ulivi, Oliva Speciosa (Sir 24,19). Al centro, il pozzo delle acque vive, Puteus aquarum viventium (Ct 4,15), e la fonte della grazia o dell’orto, Fons hortorum (Ct 4,15).
Zurbarán dipinge questa tela come una visione;  mostra ai nostri occhi tutta la bellezza, lo splendore e la fragranza della natura immacolata di Maria e ci invita a rimanere con lei nel luogo delizioso che ha accolto il Verbo incarnato in un tripudio di colori e di forme belle. In casi come questo, l’arte stessa si rivela come un dono magnifico che Dio ha offerto all’umanità per contemplare, in un modo del  tutto particolare, la bellezza dei suoi doni e del suo amore. Carlo Chenis scrisse a tal riguardo che «l’Immacolata sprigiona bellezza originale ed escatologica, così che la visione estetica di quanto la ravvisa conduce alla visione estatica di quanto la glorifica» e «lo splendore artistico rivela il reale nella sua totalità complessa» in quanto è « svelamento dei fondamenti ultimi, è metafora della gloria divina, è impronta della divina sostanza. Gli attributi che lo descrivono sono l’intergrità, in quanto occorre compiutezza intrinseca, e la conoscenza, poiché nihil est ordinatum quod non sit pulchrum»[3]
Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Accademico Ordinario Pontificio.
Website: www.rodolfopapa.it   Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com   E-mail: rodolfo_papa@infinito.it  .
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NOTE
[1] Riguardo alcuni sviluppi del tema iconografico dell’Immacolata tra Cinquecento e Seicento Cfr. Rodolfo Papa, Leonardo teologo. L’artista «nipote di Dio», Ancora Milano 2006, pp. 86-148; Rodolfo Papa, Caravaggio pittore di Maria, Ancora, Milano 2005, pp. 67-76.
[2] Cfr. Rodolfo Papa, I colori dello Spirito. Capolavori dell’arte cristiana tra il XIV e il XVII secolo, Ed. Paoline, Milano 2005, pp. 15-22.
[3] Carlo Chenis, Tota pulchra, perché tutta pura. Paradigmi estetico spirituali dell’Immacolata, in Una donna vestita di sole. L’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri, catalogo mostra a cura di G. Morello, V. Francia, R. Fusco, 11 febbraio-13 maggio 2005, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano, F.M.Editore, Milano, 2005, pp. 14-17.

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