Giovedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario. Approfondimenti





Origene, Omelie sul Vangelo di Luca, 38,1-4



"Avvicinandosi a Gerusalemme, alla vista della città, Gesù pianse e disse: "Se in questo giorno avessi conosciuto ciò che ti porta alla pace, ma ormai è nascosto ai tuoi occhi. Verranno giorni per te in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee" (Lc.19,42-43). Queste parole contengono dei misteri e speriamo, se Dio ce li rivela, di poterne scoprire il senso nascosto. Prima di tutto bisogna vedere il senso del suo pianto su Gerusalemme... Io mi chiedo se questo pianto di Gesù non si riferisca alla nostra Gerusalemme. Noi infatti siamo la Gerusalemme sulla quale Gesù ha pianto. Se dopo aver conosciuto i misteri della Verità, dopo aver ricevuto la Parola del Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa, uno di noi pecca, vi saranno pianto e lacrime su di lui. Non si piange su quelli che non sono credenti, ma su quello che dopo aver fatto parte di Gerusalemme, smette di appartenerle. Si piange su questa nostra Gerusalemme, perchè, dopo che ha peccato, la assedieranno i nemici, cioè le potenze avverse, gli spiriti malvagi e scaveranno attorno ad essa una trincea, l'assedieranno e non lasceranno pietra su pietra".


Benedetto XVI. Le lacrime di Gesù 

Lectio divina, 18 febbraio 2010

Gesù, “preghiere e suppliche offrì con forti grida e lacrime” (Eb 5,7). "Questo non è solo un accenno all’ora dell’angoscia sul Monte degli Ulivi, ma è un riassunto di tutta la storia della passione, che abbraccia l’intera vita di Gesù. Lacrime: Gesù piangeva davanti alla tomba di Lazzaro, era realmente toccato interiormente dal mistero della morte, dal terrore della morte. Persone perdono il fratello, come in questo caso, la mamma e il figlio, l’amico: tutta la terribilità della morte, che distrugge l’amore, che distrugge le relazioni, che è un segno della nostra finitezza, della nostra povertà. Gesù è messo alla prova e si confronta fino nel profondo della sua anima con questo mistero, con questa tristezza che è la morte, e piange. Piange davanti a Gerusalemme, vedendo la distruzione della bella città a causa della disobbedienza; piange vedendo tutte le distruzioni della storia nel mondo; piange vedendo come gli uomini distruggono se stessi e le loro città nella violenza, nella disobbedienza. Gesù piange, con forti grida. Sappiamo dai Vangeli che Gesù ha gridato dalla Croce, ha gridato: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34; cfr Mt 27,46), e ha gridato ancora una volta alla fine. E questo grido risponde ad una dimensione fondamentale dei Salmi: nei momenti terribili della vita umana, molti Salmi sono un forte grido a Dio: “Aiutaci, ascoltaci!”. Proprio oggi, nel Breviario, abbiamo pregato in questo senso: Dove sei tu Dio? “Siamo venduti come pecore da macello” (Sal 44,12). Un grido dell’umanità sofferente! E Gesù, che è il vero soggetto dei Salmi, porta realmente questo grido dell’umanità a Dio, alle orecchie di Dio: “Aiutaci e ascoltaci!”. Egli trasforma tutta la sofferenza umana, prendendola in se stesso, in un grido alle orecchie di Dio.... In realtà la Lettera agli Ebrei dice che “offrì preghiere e suppliche”, “grida e lacrime” (5,7). E’ una traduzione giusta del verbo prospherein, che è una parola cultuale ed esprime l’atto dell’offerta dei doni umani a Dio, esprime proprio l’atto dell’offertorio, del sacrificio. Così, con questo termine cultuale applicato alle preghiere e lacrime di Cristo, dimostra che le lacrime di Cristo, l’angoscia del Monte degli Ulivi, il grido della Croce, tutta la sua sofferenza non sono una cosa accanto alla sua grande missione. Proprio in questo modo Egli offre il sacrificio, fa il sacerdote. La Lettera agli Ebrei con questo “offrì”, prospherein, ci dice: questa è la realizzazione del suo sacerdozio, così porta l’umanità a Dio, così si fa mediatore, così si fa sacerdote".
                                                                                      

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