San Francesco di Sales. Omelia sui figli di Zebedeo


Oggi la santa Chiesa celebra la festa di un apostolo. Invece di parlarci delle perfezioni, dei carismi e delle virtù di san Giacomo, il vangelo ci riferisce uno dei suoi grandi limiti, l'ambizione che lo agitava.

Ammiro la semplicità degli evangelisti nello scrivere questo episodio. Cosi possiamo vedere come lo Spirito di Dio sia opposto a quello del mondo. Quando infatti la gente del mondo vuol lodare i suoi campioni, ne segnala sempre le virtù, le perfezioni, i lati positivi, li insignisce di tutti i titoli e le qualità che li rendano più onorabili, tacendo però quanto potrebbe scalfirne la reputazione.

La nostra madre Chiesa fa esattamente il contrario. Ella ama teneramente i suoi figli, ma quando vuole lodarli o esaltare, riferisce senza attenuanti i peccati che essi commisero prima della conversione. In questo modo la Chiesa procura molto più onore e gloria alla maestà di Dio, che santificò questi uomini irradiando su di essi la sua infinita misericordia Dio infatti, dopo averli tratti fuori dalla miseria morale e dalla colpa, li ha colmati con le sue grazie e il suo amore mediante cui sono pervenuti alla santità.

L'apostolo san Giovanni aveva pochissimi limiti, così innocente com'era, e poi puro, casto, giovanissimo. Tuttavia, il vangelo ci riferisce che lui e suo fratello Giacomo avevano il desiderio assillante di sedere l'uno a destra e l'altro a sinistra di nostro Signore.
Possiamo credere che i due fratelli concertarono il modo per conquistare quella dignità, ma non la vollero chiedere apertamente. Si sa che gli ambiziosi non usano pretendere di persona quanto bramano, nel timore di essere giudicati per quello che sono.

I figli di Zebedeo escogitarono perciò un espediente: si rivolsero alla madre, perché fosse lei a presentare la petizione al Signore. Giacomo e Giovanni erano certi che Gesù avrebbe concesso quel favore a motivo dell'affetto che aveva per loro. In realtà, il Signore amava assai i due fratelli e in modo speciale san Giovanni, la cui dolcezza e purità glielo rendevano tanto caro.

Per ottenere più facilmente quanto desiderano, i due si rivolgono dunque alla madre; questa, tutta zelante per il bene e l'onore dei figli, va a presentarsi da nostro Signore, il loro buon maestro. Si prostra ai suoi piedi con umiltà per guadagnarselo e venire esaudita.
Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno. L 'evangelista Marco specifica che i due fratelli soggiunsero: Maestro. noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo. 1.( Mc 10, 35 )

Vi prego di notare quanto sia grande la nostra miseria! Desideriamo che Dio faccia la nostra volontà e non vogliamo fare la sua quando non concorda con la nostra. A un attento esame troveremo che la maggioranza delle nostre richieste sono piene di imperfezione e mirano unicamente al nostro soddisfacimento.

Vi cito un caso: se stiamo pregando, vogliamo che prontamente il Signore ci parli, ci visiti, ci consoli. Gli diciamo di far questo, di darci quello, e se per il nostro bene lui non lo fa, eccoci inquieti e rannuvolati.

Quanto saremmo felici se regnasse in noi la santa volontà di Dio! Non commetteremmo più nessun peccato baderemmo di non vivere alla mercé dei nostri umori delle nostre inclinazioni disordinate, poiché la volontà divina è la regola di ogni autentica santità.
Il Signore risponde ai nostri due santi: " Potete bere il calice che io sto per bere? Non immaginatevi che esso consista nel raccogliere onori, dignità, posti prestigiosi e gratificanti. Niente di tutto questo. Bere al mio calice vuol dire condividere passione, pene, sofferenze, chiodi e spine; signi fica bere fiele e aceto, e alla fine morire sulla croce con me".

Dobbiamo stimare un favore e una fortuna grandissima portare la croce e venirvi inchiodati con il nostro dolce Salvatore!

I martiri bevvero quel calice in breve tempo. Alcuni lo vuotarono in un sorso, altri ci misero un'ora, chi due o tre giorni, chi un mese. Quanto a noi, se non berremo quel calice con un rapido martirio, possiamo almeno sorseggiarlo nel corso dell'intera esistenza terrena, mediante una continua abnegazione. Così fanno e devono fare tutti i religiosi e le religiose che Dio ha chiamato a questa speciale consacrazione per portare la sua croce e venire crocifissi con lui.

E' davvero un pesante martirio non fare mai la propria volontà, sottomettere continuamente il proprio modo di vedere, estirpare dal cuore ogni affetto impuro e quanto non è Dio. In breve, si tratta di non vivere più secondo le proprie inclinazioni o le proprie fantasie. per seguire la ragione e la volontà divina.



Sermon pour la fète de Saint Jean ad Portam Latinam. 



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