San Giovanni Crisostomo. Omelia su San Giovanni evangelista


La parola dell'evangelista Giovanni si è propagata in tutto il mondo; e lo ha riempito non con rumore assordante, ma in virtù della grazia divina che la ispirava. E' meraviglioso che quella voce così forte non sia aspra e dura a intendersi; al contrario, è più dolce e gradevole di ogni armonia musicale e capace di fascino potente. Inoltre è insieme tremenda e santa, ricolma di grandi misteri, apportatrice di beni incalcolabili.
Chi l'accoglie e la custodisce nel cuore con attenta premura non è più semplice uomo, non resta più legato alla terra. Elevandosi sopra tutte le contingenze terrestri, divenuto simile agli angeli, abita sulla terra come se fosse in cielo.
Il figlio del tuono, 1 Mc 3,17 in effetti, il prediletto di Cristo, la colonna di tutte le chiese esistenti nel mondo, colui che possiede le chiavi del paradiso, che bevve al calice di Cristo e fu battezzato col suo battesimo; colui che posò il capo confidenzialmente sul petto del Signore, è lui che ora ci convoca perché lo ascoltiamo.
Accanto a questo Apostolo, stanno le potenze celesti: esse ammirano la bellezza della sua anima, la sua intelligenza e lo splendore della sua virtù, grazie alla quale egli attrasse a sé Cristo e poté ricevere la grazia spirituale.
Giovanni ha reso la propria anima come una cetra stupenda, adorna di gemme e di corde d'oro, da cui ha tratto un canto grande e sublime, accordato al soffio dello Spirito.
Ascoltiamolo, non come il canto di un pescatore o del figlio di Zebedeo, ma come la voce di chi conosce le profondità di Dio: intendo parlare dello Spirito Santo che fa vibrare questa cetra.
Non ci dirà nulla di umano, ma attingerà tutto quello di cui parlerà dagli abissi spirituali, dai misteri ineffabili che neppure gli angeli conoscevano prima d'allora. Anch'essi infatti, insieme con noi e tramite noi uomini, hanno appreso dalla voce di Giovanni quello che abbiamo conosciuto di tali misteri.
Stiamocene raccolti in profondo silenzio ad ascoltare Giovanni non solo oggi o quando ne udiamo la voce, ma per tutta la vita, perché è sempre un'ottima cosa ascoltarlo.
Se vedessimo d'improvviso scendere dal cielo qualcuno con l'offerta di rivelarci esattamente quanto accade in cielo, accorreremmo certo in massa. Facciamo altrettanto anche ora. Quest'uomo ci parla dal cielo, egli non è di questo mondo, secondo la stessa testimonianza di Cristo: Non siete del mondo. 2 Gv 15,19 In lui è il Paraclito che parla, lo Spirito ovunque presente, che conosce le cose di Dio, come l'anima conosce le cose dell'uomo. In lui è lo Spirito di santità, lo Spirito di verità, che ci orienta e ci guida verso il cielo.
In lui è lo Spirito che ci dona occhi nuovi, ci abilita a vedere il futuro come fosse presente e a intravedere le realtà celesti superando la condizione corporea.
Presentiamoci a lui in una grande quiete interiore, per tutta la durata della vita. Nessuna pigrizia, nessun torpore, nessuna turpitudine rimanga dentro di noi; trasferiamoci in cielo, dove l'evangelista parla a coloro che dimorano lassù.
Se resteremo sulla terra, non ne trarremo alcun profitto. L'insegnamento di Giovanni non vale nulla per coloro che restano impantanati in una vita da porci, così come per lui non valgono nulla le realtà terrene.
Il cupo fragore del tuono ci spaventa, ma la voce di Giovanni non turba nessuna anima fedele; anzi la libera dall'inquietudine e dal turbamento, e atterrisce solo i demoni o chi è schiavo dei demoni.
Se vogliamo vedere in che modo egli spaventi tutti costoro, restiamocene in grande silenzio, esteriore e interiore, ma soprattutto interiore. Cosa serve tacere con la lingua, se l'anima è sconvolta, preda di una forte tempesta?
La quiete che cerco è quella dell'intelletto, quella dell'anima, perché desidero che essa stia in ascolto. Non ci sconquassino l'avidità per il denaro, il desiderio di gloria, la tirannia dell'ira o il tumulto di qualsiasi altra passione. L'anima non purificata non potrà comprendere bene le altissime parole di Giovanni, non arriverà a farsi una giusta idea di quegli arcani e tremendi misteri, e di tutte le altre meraviglie celate nei suoi divini oracoli.

In Joannem Homil. I,1-2. PG 59,25-27.


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