San Gregorio di Nissa. Santo Stefano: la sua speranza era in pieno accordo con ciò che accadeva


Nessuno di noi ignora come sia angoscioso e pesante essere minacciati dalle insidie, mentre vorremmo tanto essere oggetto di amore! Eppure, per molti, circostanze drammatiche, spesso in questa vita, sono divenute fonte di felicità. La Scrittura lo indica a proposito di Giuseppe: i suoi fratelli ordirono contro di lui un complotto, poi lo radiarono dalla comunione famigliare, finché lo vendettero come schiavo! cf Gn 37,2.Così egli divenne il re di coloro che avevano tramato contro di lui. Forse Giuseppe non sarebbe giunto a una tale dignità se l'invidia non gli avesse aperto la strada. Se uno, capace di conoscere il futuro, avesse predetto a Giuseppe: "La trama di cui sarai vittima ti renderà felice", sulle prime, oppresso dalla disgrazia incomben­te, egli non avrebbe ritenuto credibile l'annuncio. Non gli sarebbe sembrato possibile che il male inflittogli celasse un futuro di felicità. Capita lo stesso in ordine alle persecuzioni con cui i tiranni imperversano contro i fedeli. Quei mali sono talmente atroci che quanti sono moralmente più deboli fanno difficoltà a nutrire la speranza che eventi crudeli e inumani aprano al regno dei cieli.
Il Signore, considerando la fragilità della natura umana, annunzia ai più deboli la corona che seguirà al faticoso combattimento, perché la speranza del Regno renda loro più facile il vincere l'apprensione delle avversità presenti. Per questo il grande Stefano, percosso dalle sassate che gli piovono addosso, ne gode, e accoglie avidamente i colpi come una rugiada piacevole, come fiocchi di neve; e risponde agli empi omicidi benedicendo, pregan­do che non sia loro imputato tale peccato. Egli aveva udito la promessa di Cristo e vedeva che la sua speranza era in pieno accordo con ciò che accadeva. Aveva udito che i perseguitati a causa del Signore avrebbero ottenuto il regno dei cieli e ora, mentre subisce la persecuzione, vede compiersi l'oggetto della sua speranza. Il cielo si spalanca: è la gloria di Dio che dalle regioni celesti scende su di lui nella lotta; ecco quel Gesù a cui il nostro atleta rende testimonianza nel fuoco della prova. La presenza di chi dirige la battaglia, anche se enigmatica e misteriosa, indica appunto il sostegno che offre al combattente. Così impariamo come chi ordina la battaglia sia lo stesso che si schiera con i suoi lottatori contro i comuni nemici. Allora vi è gioia più grande del soffrire persecuzione a causa del Signore, se chi conduce il combattimento lotta al nostro fianco?
Solo temporaneamente la nostra vita occupa uno spazio: se non fossimo scacciati dalla terra, rimarremmo sempre su di essa. Se invece la lasciamo, ci trasferiremo in cielo. Vedi dove conduce questa beatitudine che, attraverso ciò che sembra triste e duro, ti procura un bene così grande? Anche l'Apostolo l'aveva notato: Ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo pero arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Eb 12,11. L'afflizione è il fiore dei frutti che si sperano. Perciò, a causa del frutto, cogliamo anche il fiore. Accettiamo di essere perseguitati per poter correre, ma badiamo di non correre invano. La corsa miri al premio della nostra vocazione celeste: corriamo in modo da conseguirlo!
Qual è lo scopo che perseguiamo? Qual è questo premio, questa corona? Penso che tutto ciò che speriamo non sia altro che il Signore stesso. E' lui il capo e maestro dei combattenti e la corona dei vincitori. E' lui che distribuisce l'eredità, anzi lui è l'eredità buona, la tua buona parte. E' lui che te la dona e ti fa ricco; è lui stesso il ricco che ti mostra il tesoro e si fa tuo tesoro, che ti dà il desiderio di possedere la perla preziosa; e a te, che nel debito modo vuoi farne l'acquisto, l'offre perché sia tua. Per giungere a possedere lui, facciamo il cambio, come avviene al mercato, fra quello che abbiamo e quello che non possediamo. Non rattristiamoci se siamo trattati da nemici o soffriamo persecuzione; anzi siamone lieti, perché se veniamo allontanati da ciò che è molto stimato sulla terra, siamo sospinti verso il Bene del cielo, secondo le parole di colui che promise di far beati quelli che saranno stati combattuti e perseguitati per causa sua.cf Mt 5,10 Di questi è il regno dei cieli, per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, al quale appartengono gloria e dominio sui secoli, senza fine. Amen.

De Beatitudinibus, oratio VIII. PG 44,1295.1301-1302.


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