San Tommaso da Villanova. Predica su San Giovanni apostolo


Dal vangelo balza evidente che Giovanni godeva di un'amicizia unica con Cristo. Ogni volta che il Signore sceglieva tre discepoli per iniziare soltanto i suoi prediletti in arcani misteri, Giovanni immancabilmente ne faceva parte.
Questo discepolo accompagnava il Maestro in qualsiasi viaggio e sedeva a mensa accanto a lui. Persino Pietro, il primo degli apostoli, il pastore della Chiesa, si servì di Giovanni per domandare il nome del traditore; non si azzardò a interrogare lui stesso, ma fece segno al discepolo amato. Pietro sapeva bene che il Signore non avrebbe negato la risposta a Giovanni per l'affetto che gli portava. Non è questa una prova evidente dell'amicizia speciale tra Giovanni Gesù?
Il segno più grande di questo affetto si esprime nell'ultima cena, quando Giovanni posa il capo sul petto di Gesù. Audacia stupenda! Il Battista non osa sfiorare il capo sacro del Signore; Maddalena gli tocca i piedi con tremore e timore; Tommaso infila la mano nel costato di lui solo quando Gesù glielo ingiunge.
Ma Giovanni, senza ordine esplicito, senza averne chiesto il permesso, abbandona fiducioso il capo sul petto del Signore. Questa è l'opera dell'amore, perché l'amore sfida i convenzionalismi e si permette ogni audacia. Giovanni non avrebbe arrischiato un tale gesto se non glielo avesse suggerito l'amore che intravedeva nel cuore di Gesù.


Ci sono luci ancora più fulgide nella vita di Giovanni: al momento della passione, tutti gli altri discepoli fuggirono, tranne Giovanni e Pietro che rimasero soli con il Signore. Pietro è assalito dalle inquisizioni dei ministri di satana, mentre nessuno interroga Giovanni. Questi è presente nel palazzo, poi al pretorio, e infine ai piedi della croce; piange, geme, si lamenta e deplora davanti a tutti la morte del suo Maestro, ma nessuno gli domanda: "Perché piangi?". Nessuno lo accusa rinfacciandogli: "Tu sei il suo discepolo, .sei il suo amico, il suo partigiano!".
Vi potreste domandare: "Come mai lui, cosi intimo del Salvatore, tanto noto al sommo sacerdote, non fu riconosciuto da nessuno?".
Qui c'è da cogliere una meravigliosa disposizione divina, che permise a Giovanni di assistere all'atroce crocifissione e di bere il calice della passione con colui che amava. Ecco perché nessuno arrestò Giovanni, nessuno lo deferi alle autorità.
Attraverso quell'ultimo incontro, il Signore voleva manifestare a Giovanni un amore ancora più intenso che durante la sua vita, giacché l'amore si svela in pieno all'ultima ora.


Ascoltiamo il vangelo per conoscere quali beni preziosi furono affidati da Gesù a Giovanni. Il Salvatore appeso in croce sta per tornare al Padre. Ha già donato tutto per testamento ai suoi eletti: al Padre ha consegnato lo spirito, alla Chiesa il suo corpo, il suo sangue per i peccatori, il Regno al buon ladrone, le vesti ai soldati, la Chiesa a Pietro, agli apostoli il Paraclito. Tutti questi doni li ha distribuiti con una liberalità totale. Li presente stava il discepolo prediletto, in attesa della sua eredità.
"Che lascerò a te, mio amato? Che posso donarti in quest'ora suprema? Ecco la tua Madre: è il bene più prezioso che ho; a te lo lascio, a te lo dono. E a te, Madre, ecco il tuo figlio".
Con tali parole, il Salvatore incide nel cuore della Madre un tipo di amore più forte e più ardente di quello
che la natura pone in seno a una mamma, e nel cuore di Giovanni riversa il rispetto filiale per la Vergine, quale nessun figlio mai ne provò di più intenso per sua madre.
Quando il Signore proclamò: Questo è il mio corpo 1.( Mt 26,26 ) fece di un poco di pane il suo corpo vero e reale. Cosi pure, dicendo: Donna, ecco il tuo figlio2.( Gv 19,26 ) con l'amore trasformò chi era un semplice congiunto in figlio vero e proprio, non secondo la natura. ma secondo la grazia, in un senso ben più alto della filiazione per legge o per adozione.


Ci è facile capire la felicità e la gloria che procurarono a Giovanni tutti gli anni trascorsi presso Maria, dopo l'ascensione del Signore. Poteva rivolgersi a lei come un figlio, bearsi della sua presenza, della sua conversazione, del suo insegnamento e delle sue virtù.
Fortunato discepolo! Dopo aver avuto Gesù come maestro, fu alla scuola di Maria. Che cosa non imparò da lei? Che cosa non le domandò? E Maria, da parte sua, era felice di trasmettere a Giovanni con amore materno tutto quello che aveva appreso dal suo unico Figlio nei loro intimi dialoghi.
Cosi Giovanni divenne l'evangelista più spirituale e più penetrante. Pensate un attimo: se la sola salutazione della Vergine colmò il Battista di innumeri grazie prima di nascere, quanto più Giovanni non dovette riceverne da un si lungo colloquiare con Maria.
La casa di Elisabetta raccolse benefici immensi dal soggiorno di tre mesi che vi fece la Vergine; che cosa non dovette ricevere il discepolo di Gesù, che visse con Maria per lunghi anni?
Un tempo Dio aveva benedetto Obed‑Edom per aver accolto l'arca del Signore. 3( 2 Sam 6,11 ) Quanto più dovette benedire Giovanni che ospitò per tanto tempo la Madre di Dio!
A mio parere, la grazia di aver vissuto con Maria è la più grande che Gesù fece a Giovanni, è il segno più luminoso del suo amore per il discepolo prediletto.


Dalle Prediche di san Tommaso da Villanova.De Sancto Joanne concio prima

Nessun commento: