Beati gli agnelli il cui pastore è divenuto per loro pastura. La festa dell'Epifania nella tradizione siro-occidentale


di Manuel Nin


La tradizione liturgica siro-occidentale celebra l'Epifania del Signore come festa della piena manifestazione del Verbo di Dio, che avviene nel suo battesimo nel Giordano da parte di Giovanni Battista. Con la festa del 6 gennaio inizia il periodo liturgico chiamato Denha("manifestazione"), che si protrae per diverse settimane fino al Digiuno dei Niniviti, cioè l'inizio della Pre-Quaresima. I testi liturgici sottolineano la nuova nascita del cristiano in Cristo mediante il battesimo e le nozze della Chiesa con il Signore.
Diversi inni attribuiti a sant'Efrem scandiscono l'ufficiatura notturna e le due figure centrali della scena evangelica del battesimo, Cristo e Giovanni, sono messe in primo piano a contrasto: "Il Verbo inviò la voce come araldo e disse: Sono una voce ma non il Verbo. Sono una lucerna, ma non la luce. Sono una stella che si leva prima del sole di giustizia".
I testi contemplano il battesimo di Cristo e quello dei cristiani. Per mezzo dell'acqua, dell'olio e dell'eucaristia i battezzati sono inseriti nella vita in Cristo: "L'olio del mite e dell'umile fa i duri simili al suo Signore. Ecco l'olio segna e fa dei lupi un gregge di pecore. E i popoli, che fuggivano lontano dal bastone (di Mosè), si sono ora rifugiati nella croce. Nel deserto le folle erano simili a pecore prive di pastura. Beati voi, agnelli innocenti di Cristo, fatti degni del Corpo e del Sangue: ecco, il pastore stesso è divenuto per voi pastura".
In altri inni Efrem descrive i momenti del battesimo cristiano, a cominciare dalla discesa dello Spirito Santo: "Si mosse dall'alto lo Spirito e santificò le acque con il suo volteggiamento; è disceso e ha preso dimora su tutti coloro che sono stati generati dalle acque". La discesa dello Spirito santifica le acque umili del Giordano, non quelle potenti del cielo o dei mari: "Le acque del cielo sono invidiose, per non aver meritato di essere luogo del tuo bagno. Soltanto le acque del battesimo sono capaci di perdono. Potenti i mari per le loro acque, ma troppo deboli per perdonare".
Per Efrem la discesa dello Spirito Santo sulle acque rinnova, santifica e ricrea tutta la Chiesa: "In principio lo spirito volteggiante volteggiò sulle acque. Esse concepirono e generarono draghi, pesci ed uccelli. Lo Spirito Santo ha volteggiato sulle acque del battesimo e ha generato come aquile, vergini e principi; come pesci, continenti ed intercessori. E come draghi? Gli astuti diventati innocenti come colombe".
Il ruolo dei sacerdoti nel battesimo viene paragonato da Efrem a quello dei muratori: "Una dimora di terra, quando va in rovina, la si può mettere a nuovo grazie all'acqua. Il corpo di Adamo fatto di terra, andato in rovina, fu messo a nuovo con acqua. Ecco i sacerdoti, come dei costruttori, hanno rinnovato da capo i vostri corpi".
Una grande consacrazione delle acque ha luogo anche nella tradizione siro-occidentale, durante l'ufficiatura notturna oppure all'inizio della liturgia eucaristica. Un catino con dell'acqua coperto con un velo bianco viene portato in processione da un diacono, anch'egli velato al centro della chiesa, a simboleggiare Giovanni che va incontro a Cristo per battezzarlo, oppure come l'"amico dello sposo" che conduce la Chiesa e l'umanità verso le nozze con Cristo.
Diverse letture dell'Antico e del Nuovo Testamento precedono le tre grandi preghiere di consacrazione dell'acqua, e la terza è introdotta con le stesse formule dell'introduzione all'anafora eucaristica: "Stiamo con devozione, stiamo con timore e purezza attenti". Durante questa preghiera il celebrante segna nove volte l'acqua con la croce, come viene fatto anche sulle specie eucaristiche nell'anafora. Recitate le tre preghiere, il sacerdote immerge la croce manuale nell'acqua e ne fa l'ostensione assieme al catino dell'acqua verso i quattro punti cardinali in segno di benedizione.
Nei testi della consacrazione è sottolineato in primo luogo il battesimo di Cristo: "Il Figlio chiamò il suo servo Giovanni, che si avvicinò e mise la sua mano destra sul capo di Colui che l'aveva creato: Cosa potrò dire, come potrò io battezzarti, mio Signore? Se dico: nel nome del Padre, ecco tu sei nel tuo Padre. Se dico: nel nome del Figlio, ecco tu sei questo Figlio amato. E se dico: nel nome dello Spirito, questo Spirito è con te e riceve da te".
Il secondo aspetto della consacrazione è quello delle nozze di Cristo e della Chiesa: "Il Figlio che ha creato tutta la creazione, è stato battezzato ed è salito dalle acque. Giovanni chiama la Chiesa e gli dice: Ecco il tuo Sposo. La Chiesa corre, si prosterna e lo adora. Presso il fiume stava il re Davide, finché la sposa fu lavata e risalì dalle acque, e per essa lui canta: "Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché il re si rallegra dalla tua bellezza". La Chiesa, santa e povera, diventa ricca. Ecco essa diventa regina".

(©L'Osservatore Romano - 6 gennaio 2010)

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