Giovanni Paolo II. Il peccato contro lo Spirito Santo

 Sullo sfondo di ciò che abbiamo detto finora, diventano più comprensibili alcune altre parole, impressionanti e sconvolgenti, di Gesù.
Le potremmo chiamare le parole del “non-perdono”.
Esse ci sono riferite dai Sinottici (Vangeli sinottici sono i tre Vangeli di Matteo – Marco – Luca), in rapporto ad un particolare peccato, che è chiamato “bestemmia contro lo Spirito Santo”.
Eccole come sono state riferite nella triplice loro redazione.


Matteo
“Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.
A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà perdonata, né in questo secolo, né in quello futuro”.


Marco
“Tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini, e anche tutte le bestemmie che diranno, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”.


Luca
“Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo non sarà perdonato”.


Perché la bestemmia contro lo Spirito Santo è imperdonabile?
Come intendere questa bestemmia?
Risponde San Tommaso d'Aquino, che si tratta di un peccato:
“irremissibile secondo la sua natura, in quanto esclude quegli elementi, grazie ai quali avviene la remissione dei peccati”. 
Secondo una tale esegesi la “bestemmia” non consiste propriamente nell'offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la Salvezza che Dio offre all'uomo, mediante lo Spirito Santo, operante in virtù del Sacrificio della Croce.
Se l'uomo rifiuta quel “convincere quanto al peccato”, che proviene dallo Spirito Santo ed ha carattere salvifico, egli insieme rifiuta la “venuta” del Consolatore - quella “venuta” che si è attuata nel Mistero Pasquale, in unità con la Potenza Redentrice del Sangue di Cristo: il Sangue che “purifica la coscienza dalle opere morte (del peccato)”.
Sappiamo che frutto di una tale purificazione è la remissione dei peccati.
Pertanto, chi rifiuta lo Spirito e il sangue rimane nelle “opere morte”, nel peccato.
E la bestemmia contro lo Spirito Santo consiste proprio nel rifiuto radicale di accettare questa remissione, di cui Egli è l'intimo dispensatore e che presuppone la reale conversione, da Lui operata nella coscienza.
Se Gesù dice che la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere rimessa, né in questa vita né in quella futura, è perché questa “non-remissione” è legata, come a sua causa, alla “non penitenza”, cioè al radicale rifiuto di convertirsi.
Il che significa il rifiuto di raggiungere le fonti della Redenzione, le quali, tuttavia, rimangono “sempre” aperte nell'economia della salvezza, in cui si compie la Missione dello Spirito Santo. Questi ha l'infinita potenza di attingere a queste fonti:
“Prenderà del Mio” - ha detto Gesù.
In questo modo, Egli completa nelle Anime Umane l'Opera della Redenzione, compiuta da Cristo, dispensandone i frutti.
Ora, la bestemmia contro lo Spirito Santo è il peccato commesso dall'uomo, che rivendica un suo presunto “diritto” di perseverare nel male - in qualsiasi peccato - e rifiuta, così, la Redenzione.
L'uomo resta chiuso nel peccato, rendendo, da parte sua, impossibile la sua conversione e, dunque, anche la remissione dei peccati, che ritiene non essenziale o non importante per la sua vita.
È, questa, una condizione di rovina spirituale, perché la bestemmia contro lo Spirito Santo non permette all'uomo di uscire dalla sua auto-prigionia e di aprirsi alle Fonti Divine della purificazione, delle coscienze e della remissione dei peccati”.

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