Card. Joseph Ratzinger. La verità rivelata dallo Spirito


Omelia del Card. J. Ratzinger nel Duomo di Regensbrurg, 14 Maggio 1989

Riteniamo che una fede basata sullo Spirito Santo dovrebbe sgorgare esclusivamente dal cuore, che non dovrebbe conoscere dogmi e comandi, uffici e gerarchie, burocrazia e amministrazione, ma essere bensì solo Spirito e verità. Questa è l'illusione che da sempre associamo alla Pentecoste: che lo Spirito spazzi via tutto questo e ci conduca a un religione dello spirito, pura e libera. Chi crede questo (quasi tutti) misconosce la natura umana, perché l'uomo non è affatto puro spirito. Ciò cheè notevole è l'idea che Dio ha dell'uomo - che egli è spirito nella carne e carne attraverso lo spirito; che in lui vive l'unità della creazione; che lo spirito penetra la materia e ne trae un po' della sua forza, della sua vitalità, della sua pienezza; e che viceversa lo spirito colma la materia, sì che essa sia illuminata e rischiarata dalla Grazia della conoscenza. Dove carne e spirito sono separati, la carne si riduce a mero corpo e lo spirito a freddo calcolo, mera funzionalità. Questa scissione del mondo è la grande tentazione, la grande urgenza del nostro tempo. Perché oggi abbiamo esperienza proprio di ciò, che la carne è maneggiata ormai come corpo, che si può ormai fare, produrre, fabbricare in laboratorio e che al momento giusto, quando non ha più alcun valore, viene eliminato. Tale decadimento della carne a mero corpo si mostra col venir meno del rispetto di fronte al suo inizio e alla sua fine, perché non sussiste più quell'unità. Nello stesso tempo, qui si mostra anche il degrado dello spirito che è ormai solo calcolo e azione, perché non è più parte di quell'unità che Dio gli ha prescritto. È vero, Gesù stesso dice: «Lo Spirito soffia dove vuole». E così fa Egli. Lo Spirito irromperà ancora, di nuovo e inaspettatamente, trovandosi là dove non l'avevamo programmato e dove forse non ci piace. «Lo Spirito soffia dove vuole.» Il che però non vuoi dire disordine e anarchia, poiché il Signore aggiunge: «Se uno non è nato dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel Regno di Dio» (Gv 3,5). Lo Spirito si trasmette attraverso l'acqua, attraverso la fonte che sgorga dal fianco ferito di Gesù, dal suo cuore aperto. Esso si trasmette attraverso la personificazione della Chiesa e dei suoi sacramenti. Sulla croce, dopo la morte, il Signore non ha lasciato la propria carne, come qualcosa che avesse esaurito il suo ufficio e che poteva putrefarsi nella tomba, ormai priva di importanza. No, egli l'ha portata con sé, l'ha trasfigurata, mostrandoci così che lamateria ha qualcosa di divino, di eterno; che può trasformarsi e che Dio vuole realizzare l'unità di tutto il creato proprio attraverso questa sua creatura, l'uomo. Con i sacramenti si dona a noi lo Spirito. Perciò Agostino ha utilizzato queste audaci parole: «Tanto uno ha in sé dello Spirito Santo, tanto egli ama la Chiesa». La Chiesa nella sua più profonda verità, che non è amministrazione o burocrazia, che pure devono esserci ma che non sono l'essenziale. La Chiesa che è la risposta del Credo, il «sì» della fede; la Chiesa che è parola di perdono. La Chiesa è culto di Dio e Grazia del sacramento, nel quale lo Spirito si partecipa a noi corporalmente e Cristo attraverso lo Spirito di nuovo si fa carne in mezzo a noi. Certo vorremmo fuggire di nuovo la carne, perché vediamo quanto fango c'è al suo posto. Ma proprio questo è il dramma dello Spirito Santo, il dramma della Chiesa e anche il nostro: lo sforzo di trarre lo Spirito dal fango. E non è rifuggendo il fango che ci facciamo Spirito, non in questo modo rendiamo la Chiesa spirituale, nuova e libera, ma solo sopportando il fango che è in noi e negli altri; sottoponendolo alla nuova forza vitale, al respiro di Gesù Cristo, nello Spirito Santo che ancora oggi trasforma il mondo.



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