Mercoledì della XIX settimana del Tempo Ordinario. Approfondimenti





S. Agostino

"Se tuo fratello ha mancato contro di te, riprendilo fra te e lui solo" (Mt 18,15). 
Perché quel riprendilo? Perché ti rincresce che ha mancato contro di te? Non sia mai. Se fai 
ciò per amore di te, nulla fai. Se lo fai per amore di lui, fai cosa ottima. Dunque presta 
attenzione alle parole in sé, per capire per quale dei due amori tu devi far ciò, se di te o di lui. 
"Se ti avrà ascoltato, dice, avrai conquistato tuo fratello (ibid.)." Dunque, agisci per lui, al 
fine di conquistarlo. Se agendo lo conquisterai, se tu non avessi agito egli si sarebbe perduto. 
Perché dunque la maggior parte degli uomini disprezzano codesti peccati, dicendo: Cosa ho 
fatto di grande? Ho peccato contro l`uomo. Non disprezzare. Hai peccato contro l`uomo: vuoi 
conoscere perché peccando contro l`uomo ti sei perduto? Se colui contro il quale hai peccato, 
ti avesse ripreso fra te e lui solo, e tu gli avessi dato ascolto, egli ti avrebbe conquistato. Che 
vuol dire ti avrebbe conquistato, se non che si sarebbe perduto se non avesse cercato di 
conquistarti? Infatti, se non stavi per perderti, in che modo ti avrebbe conquistato? Dunque, 
nessuno disprezzi, quando pecca contro il fratello. Dice infatti in un certo passo l`Apostolo: 
"Peccando cosí contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo" 
(1Cor 8,12): questo perché tutti siamo stati fatti membra di Cristo. Come puoi dire di non 
peccare contro Cristo, se pecchi contro un membro di Cristo?... "Se tuo fratello ha mancato 
contro di te, riprendilo fra te e lui solo". Se lo avrai trascurato, tu sei peggiore. Egli ti arrecò 
ingiuria, e ciò facendo inferse a se stesso una grave ferita: tu disprezzi la ferita di tuo fratello? 
Tu lo vedi perire, od anche che si è già perduto, e lo trascuri? Sei peggiore tu nel tacere che 
non lui nell`ingiuriare. Perciò, quando qualcuno pecca contro di noi, cerchiamo di avere 
grande cura, non per noi; infatti è cosa gloriosa dimenticare le ingiurie: ma tu dimentica la tua 
ingiuria, non la ferita di tuo fratello. Quindi, "riprendilo fra te e lui solo", con l`intenzione di 
correggerlo, vincendo ogni pudore. Infatti, preso da forte vergogna, egli comincia a difendere 
il suo peccato, e tu rendi peggiore colui che volevi correggere. "Riprendilo", perciò, "fra te e 
lui solo. Se ti avrà ascoltato, avrai conquistato tuo fratello": perché sarebbe perduto, se tu non lo facessi. "Se però non ti avrà ascoltato", cioè, se avra difeso il suo peccato quasi fosse 
un`ingiuria fattagli, "prendi con te due o tre testimoni, perche tutto si risolva sulla parola di 
due o tre testimoni. Se poi non avrà ascoltato neppure costoro, riferisci la cosa alla Chiesa: 
se non avrà ascoltato neppure la Chiesa, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 
18,16-17). Non annoverarlo piú nel numero dei tuoi fratelli. E tuttavia, ciò non significa che 
si debba trascurare la sua salvezza. Infatti, questi stessi pagani e gentili noi non li 
annoveriamo nel numero dei fratelli; e nondimeno sempre cerchiamo la loro salvezza. 
Questo, quindi, abbiamo udito dal Signore che cosí ammoniva, prendendosi tanta cura, di 
modo che avessimo sempre presente: "In verità vi dico, che tutto ciò che avrete legato sulla 
terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che avrete sciolto sulla terra, sarà sciolto anche 
in cielo" (Mt 18,18). Hai cominciato a ritenere tuo fratello come un pubblicano, legalo sulla 
terra: ma, attento, legalo da giusto. Infatti, la giustizia rompe gli ingiusti legami. Quando, per 
contro, tu lo hai corretto e ti sei messo d`accordo con tuo fratello, tu lo hai sciolto sulla terra. 
Quando lo avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo. Molto tu accordi, non a te, ma 
a lui; infatti, molto egli ha nociuto, non a te, ma a se stesso. (Agostino, Sermo 82, 4 e 7) 



S. Giovanni Crisostomo

"Dove due o tre sono uniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo ad essi" (Mt 18,20). 
Orbene non vi sono forse due o tre uniti nel nome suo? Vi sono, sí; ma raramente. Gesú 
infatti non parla semplicemente di unione materiale, né ricerca solo questo, ma anche e 
soprattutto, come già vi ho detto, le altre virtù insieme a ciò; inoltre esige questo con molto 
rigore. E` come se dicesse: Se qualcuno mi tiene come fondamento e causa principale della 
sua amicizia per il prossimo, io sarò con lui a condizione che egli abbia anche le altre virtù. 
Vediamo invece al giorno d`oggi che la maggior parte degli uomini hanno altre, diverse 
motivazioni alle loro amicizie. Ecco: un uomo ama perché è amato; un altro perché è onorato; 
un altro ancora perché qualcuno gli è stato utile in qualche affare o per altro analogo motivo. 
Ma è difficile trovare qualcuno che per Cristo ami il suo prossimo autenticamente, come si 
deve amare. Generalmente gli uomini si uniscono fra di loro per interessi terreni. Non cosí 
amava Paolo: egli amava per Cristo; il motivo del suo amore era Cristo. Per questo, anche se 
non era riamato come egli amava, il suo amore non veniva meno, poiché aveva gettato in 
profondità la forte radice dell`amore. Ma purtroppo, oggi, non si ama piú in questa maniera. 
Se si esamina ogni caso, si troverà che generalmente l`amicizia ha una causa ben diversa 
dall`amore di Cristo. E se mi fosse consentito di fare tale indagine presso una grande 
moltitudine di persone, io vi dimostrerei che la maggior parte degli uomini sono uniti tra loro 
per motivi inerenti alle necessità della vita terrena. E quanto dico risulta evidente 
considerando anche le cause che provocano l`inimicizia, l`odio. Dato che gli uomini si 
cercano per motivi passeggeri, la loro amicizia non è ardente né costante. Un cenno di 
disprezzo o una parola aspra, una minima perdita di denaro, un sentimento di invidia, un 
desiderio di vanagloria e qualunque altro simile incidente basta per rompere l`amicizia. Il 
fatto è che essa non ha una radice spirituale; niente di terreno e di materiale potrebbe infatti 
spezzare un vincolo spirituale, non lo si potrebbe vincere né distruggere. Né le calunnie, né i 
pericoli, né la morte o altro possono infrangerlo, né strapparlo dall`anima dell`uomo. Colui 
che ama per Cristo, anche se dovesse patire infiniti dolori, mirando alla causa del suo amore, 
non cesserà mai di amare; chi invece ama per essere amato, smette di amare non appena 
soffre qualche amarezza. Colui che si è legato con l`amore di Cristo, non desisterà mai 
dall`amare. Perciò anche Paolo afferma: "La carità non viene mai meno" (1Cor 13,8). Che 
cosa vuoi replicare? Che l`altro ha risposto con disprezzo e ingiurie ai tuoi servizi e al tuo 
rispetto? che dopo essere stato beneficato ha tentato di toglierti la vita? Ma se tu ami per 
Cristo, tutto ciò ti spinge ad amare di piú. Ciò che per gli altri distrugge l`amore, per noi 
produce e rafforza l`amore. Mi chiedi come questo può accadere? Anzitutto perché colui che 
è ingrato e per te causa di ricompensa, in secondo luogo, perché costui ha bisogno di maggior 
aiuto, di intensa sollecitudine e cura. :E dunque chiaro che chi ama cosí, non guarda né 
ricerca nell`altro la nobiltà, la patria, le ricchezze e neppure l`amore per sé, né altre simili 
cose, ma anche se è odiato, insultato, minacciato di morte, egli continua ad amare, poiché gli 
basta, quale motivo d`amore, Cristo: e guardando a lui sta fermo, saldo, immutabile.  (Giovanni Crisostomo, In Matth. 60, 3) 



Se uno giunge in piazza e vi trova anche un solo amico, tutta la sua tristezza 
sparisce. Ma noi non andiamo in piazza, bensí in chiesa: vi incontriamo non uno solo, ma 
molti amici, ci uniamo a molti fratelli, a molti padri. Non dovremmo dunque allontanare ogni 
nostro scoraggiamento e riempirci di letizia? Non solo per il numero delle persone che vi si 
radunano la riunione in chiesa è migliore degli incontri sulla piazza, ma anche per gli 
argomenti che vi si trattano. Vedo infatti come quelli che perdono il tempo in piazza e vi si 
siedono in circolo parlano spesso di cose inutili, fanno discorsi frivoli e si intrattengono su 
argomenti per nulla convenienti. Anzi, c`è l`abitudine di indagare e investigare con gran cura 
gli affari degli altri. Quanto sia incerto e pericoloso abbandonarsi a tali discorsi, oppure 
ascoltarli e lasciarsene influenzare, e quanto spesso questi convegni abbiano fatto sorgere 
dissidi nelle famiglie, non intendo trattarlo qui. Tutti senz`altro concorderanno che quei 
discorsi sono inutili, frivoli e mondani, ed anche che non è facile far entrare una parola 
spirituale in simili riunioni. Ma qui in chiesa non è cosí, anzi precisamente l`opposto. 
Ogni discorso inutile è bandito ed ogni insegnamento spirituale ha il suo posto. Parliamo 
della nostra anima e dei beni che interessano l`anima, della corona che c`è riposta nel cielo, 
della rettitudine nella vita, della bontà di Dio, e della sua provvidenza per tutto il mondo e 
ancora di tutte le cose che ci riguardano, il motivo per cui siamo stati creati e la sorte che ci 
aspettiamo quando ce ne partiamo da quaggiú, e la situazione che verrà per noi decisa. A 
queste riunioni non solo noi prendiamo parte, ma anche i profeti e gli apostoli; anzi, il fatto 
piú grande è che il Signore di noi tutti, Gesú, sta in mezzo a noi. Egli stesso ha detto: "Dove 
due o tre sono raccolti nel mio nome, ivi sono io in mezzo a loro (Mt 18,20). Ma se Cristo è 
presente dove sono radunati due o tre, quanto piú sarà in mezzo a noi quando tanti uomini, 
tante donne, tanti padri sono insieme con gli apostoli e i profeti. Per questo anche noi 
parliamo con tanto coraggio, nella certezza del suo aiuto. (Giovanni Crisostomo, In Genes. 
5) 

Nessun commento: