10 Gennaio





Anche "oggi" contemporanei di Gesù


Con la festa del Battesimo di Gesù domani termina il Tempo di Natale. Ma oggi la Chiesa vuol farci un regalo, un souvenir da portare sempre con noi, una memoria di questo Tempo di gioia e stupore nel quale abbiamo celebrato l'Incarnazione di Dio nella storia degli uomini. Non prendetela come una cosa sentimentale, ma vi consiglio di trascrivere e mettere bene in vista le parole di Gesù del Vangelo di oggi. Che so, sul comodino accanto alla sveglia, oppure in bagno appiccicate sullo specchio, insomma in qualche posto dove certamente ogni mattina posiamo gli occhi. Perché Dio si fa carne ogni giorno nella nostra storia, facendone un "oggi" nel quale compiere il Vangelo, "la Buona Notizia della liberazione per i prigionieri e gli oppressi e della vista per i ciechi". No, non sono le notizie insanguinate e angoscianti di internet, radio e TV il buongiorno che Dio vuol darci: "attentato terroristico all'alba in centro città, borse in picchiata, disoccupazione record, l'epidemia si estende a macchia d'olio, tsunami in Oriente, tangenti e mafia infiltrate nei palazzi del potere, inquinamento oltre i limiti....". No, il buongiorno di Dio non sono neanche i bollettini di guerra che ci consegnano marito, moglie e figli appena usciti dalla camera da letto: "uffa ho il compito di latino e non so nulla posso restare a casa?, passa in banca che ci sono da pagare le bollette del gas e della luce, stasera c'è l'assemblea di condominio preparati che sono tutti sul piede di guerra per i lavori delle grondaie, hanno chiamato dall'ospedale e sono pronti i risultati della biopsia di papà mi accompagni a ritirarli?, fai presto che c'è lo sciopero della metro, il dentistaaaa alle quattrooo, domenica vengono i miei a pranzo e vogliono tutti a casa, tuo fratello ha detto che se non gli ridai quei cento euro va dall'avvocato, no-no-no al derby non ti ci mando, e tu cambiati quella gonna che non puoi uscire come una...., basta papà hai rotto ho s-e-d-i-c-i anni capito? e oggi vado a farmi il tatuaggio....". E così ogni giorno, dopo neanche diciotto minuti dal suono della sveglia arrivi alla colazione che ti sembra sia già mezzanotte tanto sei stanco e stressato... Perché tutte queste "notizie" sono le orme di dolore e morte seminate dal peccato nella storia, e l'uomo si stanca a peccare, perché non è nato per farlo. Ma Gesù ogni mattina ci accoglie con un'altra "notizia", la stessa che ha annunciato nella sinagoga di Nazaret: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Per questo ogni giorno è davvero un "buon-giorno"! Avete fatto caso al verbo usato da Gesù? Ha detto "si è compiuta", no "si compirà". Ciò significa che in mezzo alle "notizie" che la storia ci rovescia addosso ogni mattina c'è n'è una che le trasforma tutte in un grembo fecondo di pace e di gioia! Sì, hai capito bene: in ogni giorno sul quale ci affacciamo Gesù ha già adempiuto la Buona Notizia! Ha già vinto la morte ed è accanto al tuo letto per dirti appena sveglio: "Pace a te!". Da quel mattino nel giardino accanto al Golgota la luce della sua Pasqua non è più tramontata, e ogni mattina sfiora i tuoi occhi perché tu possa aprirli e "vedere" trasfigurate la storia e le persone. Gesù ha già perdonato i tuoi peccati, sei "libero" anche se in ogni angolo si apriranno le porte di mille prigioni, quelle dell'invidia, del rancore, del rifiuto. "Buongiorno amore mio" ci ripete il Signore, "non aver paura perché anche oggi è parte del mio anno di Grazia; è un giubileo che riscatta ogni esistenza, anche la più corrotta, perché in ogni evento possiamo sperimentare la Grazia di rinascere per vivere in una vita nuova". 

Per questo Gesù ha inaugurato la sua missione a Nazaret, dove era stato “allevato” nello studio della Torah; è tornato alle origini, al buongiorno della sua storia, per farne il nuovo inizio di quella di ogni uomo. Si è svegliato come noi, tra parenti e amici. E ha iniziato il suo ministero nei luoghi che gli erano più familiari, come una profezia per tutte le Nazaret della storia, anche le nostre. L’annuncio del Vangelo, infatti, svela il mistero dell’appartenenza a Dio di ogni uomo. Ogni realtà nella quale viene proclamata la Buona Notizia diviene come Nazaret, la città del Figlio di Dio. Chiunque ascolta la predicazione si sente familiare e amico di Gesù, protagonista della storia di salvezza con cui Dio ha condotto il suo popolo. Una storia d'amore ma anche di “schiavitù, oppressione, povertà e cecità”, quella di un resto umiliato con gli occhi fissi su una promessa, nell’attesa ardente del suo compimento. Il “Sabato” per Israele è tutto questo, attesa e primizia delle nozze messianiche. In ebraico, infatti, shabbat è femminile, e in tutta la simbologia è paragonato alla sposa. Il canto per eccellenza con cui si accoglie questa festa è Lehà doddì = Vieni mio caro, dalle prime due parole del ritornello che viene ripetuto dopo ogni strofa. Israele viene presentato come uno sposo invitato ad incontrare la sua sposa: “Vieni mio caro incontro alla sposa, accogliamo shabbat”. Nel sabato risuonano le parole del Cantico dei Cantici, e in quel sabato alla sinagoga di Nazaret, con Gesù era finalmente giunto lo Sposo. Vi si era recato "secondo il suo solito", ma quel giorno era diverso dal solito. Come da sempre Egli è stato con noi, in ogni istante, "secondo il suo solito"; ma vi è un momento che è diverso, quando tutto acquista il sapore della novità. E' diverso l'istante nel quale risuona l'annuncio del Vangelo, e quel giorno è trasformato nel Sabato delle nozze, giorno di festa e felicità, per ogni uomo di qualsiasi parte del mondo. Come oggi, e ogni giorno sul quale ci desta il kerygma, perché “quando il Signore predica, il cielo si apre, la fame è tolta, le anime dei fedeli si inebriano del nettare celeste” (San Bruno di Segni). Non la senti? E' la sua voce innamorata! Che nella nostra vita non ci sia più un oggi che ci trovi con il cuore indurito; ma solo giorni nei quali stare in ascolto della sua Parola, per accogliere l'invito ad alzarci e ad andare con Lui nella storia che ci attende.




QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI







L'ANNUNCIO
Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 
Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. 
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: 
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, 
e predicare un anno di grazia del Signore. 
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». 
 (Dal Vangelo secondo Luca 4,14-22)





Con la festa del Battesimo di Gesù domani termina il Tempo di Natale. Ma oggi la Chiesa vuol farci un regalo, un souvenir da portare sempre con noi, una memoria di questo Tempo di gioia e stupore nel quale abbiamo celebrato l'Incarnazione di Dio nella storia degli uomini. Non prendetela come una cosa sentimentale, ma vi consiglio di trascrivere e mettere bene in vista le parole di Gesù del Vangelo di oggi. Che so, sul comodino accanto alla sveglia, oppure in bagno appiccicate sullo specchio, insomma in qualche posto dove certamente ogni mattina posiamo gli occhi. 

Perché Dio si fa carne ogni giorno nella nostra storia, facendone un "oggi" nel quale compiere il Vangelo, "la Buona Notizia della liberazione per i prigionieri e gli oppressi e della vista per i ciechi". No, non sono le notizie insanguinate e angoscianti di internet, radio e TV il buongiorno che Dio vuol darci: "attentato terroristico all'alba in centro città, borse in picchiata, disoccupazione record, l'epidemia si estende a macchia d'olio, tsunami in Oriente, tangenti e mafia infiltrate nei palazzi del potere, inquinamento oltre i limiti....". 

No, il buongiorno di Dio non sono neanche i bollettini di guerra che ci consegnano marito, moglie e figli appena usciti dalla camera da letto: "uffa ho il compito di latino e non so nulla posso restare a casa?, passa in banca che ci sono da pagare le bollette del gas e della luce, stasera c'è l'assemblea di condominio preparati che sono tutti sul piede di guerra per i lavori delle grondaie, hanno chiamato dall'ospedale e sono pronti i risultati della biopsia di papà mi accompagni a ritirarli?, fai presto che c'è lo sciopero della metro, il dentistaaaa alle quattrooo, domenica vengono i miei a pranzo e vogliono tutti a casa, tuo fratello ha detto che se non gli ridai quei cento euro va dall'avvocato, no-no-no al derby non ti ci mando, e tu cambiati quella gonna che non puoi uscire come una...., basta papà hai rotto ho s-e-d-i-c-i anni capito? e oggi vado a farmi il tatuaggio....". 

E così ogni giorno, dopo neanche diciotto minuti dal suono della sveglia arrivi alla colazione che ti sembra sia già mezzanotte tanto sei stanco e stressato... Perché tutte queste "notizie" sono le orme di dolore e morte seminate dal peccato nella storia, e l'uomo si stanca a peccare, perché non è nato per farlo. 

Ma Gesù ogni mattina ci accoglie con un'altra "notizia", la stessa che ha annunciato nella sinagoga di Nazaret: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Per questo ogni giorno è davvero un "buon-giorno"! Avete fatto caso al verbo usato da Gesù? Ha detto "si è compiuta", no "si compirà".

Ciò significa che in mezzo alle "notizie" che la storia ci rovescia addosso ogni mattina c'è n'è una che le trasforma tutte in un grembo fecondo di pace e di gioia! Sì, hai capito bene: in ogni giorno sul quale ci affacciamo Gesù ha già adempiuto la Buona Notizia! Ha già vinto la morte ed è accanto al tuo letto per dirti appena sveglio: "Pace a te!". 

Ha già vinto la morte ed è accanto al tuo letto per dirti appena sveglio: "Pace a te!". Da quel mattino nel giardino accanto al Golgota la luce della sua Pasqua non è più tramontata, e ogni mattina sfiora i tuoi occhi perché tu possa aprirli e "vedere" trasfigurate la storia e le persone. 

Gesù ha già perdonato i tuoi peccati, sei "libero" anche se in ogni angolo si apriranno le porte di mille prigioni, quelle dell'invidia, del rancore, del rifiuto. "Buongiorno amore mio" ci ripete il Signore, "non aver paura perché anche oggi è parte del mio anno di grazia". Oggi è un giubileo nel quale è preparata l'indulgenza che fa santa anche la vita più corrotta perché Gesù ha già compiuto il suo amore e te lo dona perché tu lo possa sperimentare e così annunciare e offrire a tutti. 

La fede non è un salto nel buio: «Che cosa è infatti il cristianesimo? È forse una dottrina che si può ripetere in una scuola di religione? È forse un seguito di leggi morali? È forse un certo complesso di riti? Tutto questo è secondario, viene dopo. Il cristianesimo è un fatto, un avvenimento» (Don Luigi Giussani). 

In ebraico la parola "fede", emunah, rimanda, infatti, a un sostegno, a qualcosa di fermo su cui poter appoggiarsi: "in Cristo abbiamo come un'àncora della nostra fede" (Eb. 6,19). 

E Lui ogni giorno ci saluta "predicandoci un anno di grazia del Signore" nel quale ancorare la fede perché diventi adulta. In ogni evento possiamo sperimentare che Lui è vivo e ci fa Grazia, ci fa cioè partecipi della sua vita immortale per vivere diversamente da chi questa vita non ce l'ha. Amando, senza riserve e difese, gratuitamente.

Per questo Gesù ha inaugurato la sua missione a Nazaret, là dove era stato “allevato” nello studio della Torah. Gesù è tornato alle origini, al buongiorno della sua storia, che è la storia di Dio con il suo popolo, perché "il punto di partenza (del cristianesimo) è l'esperienza della fede come realtà” (Card. Ratzinger). 

In quella sinagoga Gesù inaugura la sua missione, laddove era stato “allevato” nello studio della Torah. Gesù torna alle origini, alle fonti della sua storia, che è la storia di Dio con il suo popolo, perché "il punto di partenza (del cristianesimo) è l'esperienza della fede come realtà” (Card. Ratzinger). Gesù inizia dunque dalla sua stessa realtà, dai suoi parenti, dai suoi amici; dalle strade, le botteghe, le piazze dove è cresciuto, dai luoghi e dalle persone che gli sono più familiari, come una profezia per tutte le Nazaret della storia, anche le nostre. 

L’annuncio del Vangelo, infatti, svela il mistero dell’appartenenza a Dio di ogni uomo. Ogni realtà nella quale viene proclamata la Buona Notizia diviene come Nazaret, la città del Figlio di Dio, perché essa illumina il passato e il presente con il bagliore della vittoria di Cristo, e cambia il corso della storia dischiudendo un futuro di salvezza. 

Chiunque ascolti la predicazione si sente familiare e amico di Gesù, protagonista della storia di salvezza con cui Dio ha condotto il suo popolo. La storia di un innamoramento fattosi amore travolgente, sigillato in un'alleanza eterna; ma anche storia di tradimenti, cadute, e perdono e misericordia. Una storia di “schiavitù, oppressione, povertà e cecità”, quella di un resto umiliato, con gli occhi fissi su una promessa, nell’attesa ardente del suo compimento. 

Il “Sabato” per Israele è tutto questo, il compimento delle nozze promesse. Ma, per guardare alla realtà senza pregiudizi e lasciarsi salvare dalla predicazione, occorrono occhi umili e semplici, “occhi fissi su Gesù”. In ebraico il valore numerico delle lettere che formano la parola emunah, corrisponde al valore numerico della parola bambini. Occhi di bambini dunque, sempre in attesa, che, nella tradizione ebraica, si schiudono solo nello Shabbat.

In ebraico shabbat è femminile, e in tutta la simbologia il sabato è paragonato alla sposa. Il canto per eccellenza con cui si accoglie questa festa è Lehà doddì = Vieni mio caro, dalle prime due parole del ritornello che viene ripetuto dopo ogni strofa. Israele viene presentato come uno sposo invitato ad incontrare la sua sposa: “Vieni mio caro incontro alla sposa, accogliamo shabbat”. 

Nel sabato risuonano le parole del Cantico dei Cantici, e in quel sabato a Nazaret era finalmente giunto lo Sposo. "Secondo il suo solito" Gesù si reca alla sinagoga, ma quel giorno è diverso dal solito. Come da sempre Egli è stato con noi, in ogni istante, "secondo il suo solito"; ma vi è un momento che è diverso, quando tutto acquista il sapore della novità. 

E' diverso l'istante nel quale risuona l'annuncio del Vangelo, e quel giorno, forse grigio di stanca routine, o zuppo di dolore e lacrime, è trasformato nel Sabato delle nozze, giorno di festa e felicità, per ogni uomo di qualsiasi parte del mondo. 

Per questo San Paolo dirà "guai a me se non evengelizzassi": sapeva infatti che la stoltezza della predicazione è lo strumento che Dio ha scelto per donare la fede, l'àncora che mette in salvo la vita. Ecco dunque lo sposo dietro la grata, eccolo raccogliere il rotolo del Libro, dove è scritta la sua storia e la volontà del Padre. Ecco il corpo preparato per rivelare l'Eterno, l'amore promesso, tante volte donato, e ora vivo davanti ai suoi compatrioti; come oggi è dinanzi a ciascuno di noi Gesù, incarnato nella sua Parola, nei sacramenti, nell’amore e nell’unità, la comunione più forte della morte che fa della Chiesa il suo corpo nella storia. 

Ecco Gesù, oggi, ora: ci ha raggiunti nella nostra storia, che è anche la sua, e lo possiamo fissare per raccogliere anche solo una goccia della rugiada d’amore che sgorga dal suo cuore. Ecco il sabato compiuto, il riposo agognato, quel volto di ebreo che stilla dolcezza e attira irresistibilmente ogni sguardo. 

Eccolo consegnare un oggi eterno di misericordia, in quell'istante di duemila anni fa come in ogni istante di ogni vita, terra dissodata dalle vicende della storia di ciascuno, divenuta oggi fertile perché visitata da Lui, zolle fresche dove deporre la Parola già compiuta. 

Ecco la “libertà, la salvezza, la guarigione”, la gioia che solo la sua presenza nella nostra vita può generare, perché “quando il Signore predica, il cielo si apre, la fame è tolta, le anime dei fedeli si inebriano del nettare celeste” (San Bruno di Segni). Tutta la storia di Israele si fissa in quell'istante, e la nostra in questo giorno, e trova senso e compimento, e benedizione stupita. 

Ecco la sua voce, quelle parole che chi ce le ha mai dette così? e l'invito ad alzarci e ad andare con Lui, perché l'inverno della morte e del peccato è passato, è già ora incipiente la primavera della Pasqua, della vita rinata per non morire più. E' Lui che aspettavamo, da sempre, il "più bello tra i figli di Adamo". E' Lui che oggi spalanca le sue braccia e dilata il suo cuore per sposarci, per attirarci nel suo amore infinito, per dare luce e splendore, sapore e allegria alle nostre esistenze, crocifisse e dolenti che siano.





APPROFONDIMENTI



















αποφθεγμα Apoftegma



Il punto di partenza è l'esperienza della fede come realtà.
Il cristianesimo è presenza, il qui ed ora del Signore,
che ci sospinge nel qui ed ora della fede e della vita di fede.
E così diventa chiara la vera alternativa:
il cristianesimo non è teoria, né moralismo, né ritualismo,
bensì avvenimento, incontro con una presenza,
con un Dio che è entrato nella storia e che continuamente vi entra.
Il cristianesimo è avvenimento;
il cristianesimo è incontro con la persona di Gesù Cristo.

Card. Joseph Ratzinger

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