IMPARANDO NELLA CHIESA L'UMILTA' DI PIETRO VEDREMO LA FEDE INCARNARSI IN OPERE CROCIFISSE PER AMORE CHE TESTIMONIANO LA VITA ETERNA


Oggi possiamo fare un pit-stop sul nostro cammino di fede. Attraverso la domanda con cui Gesù ci chiede chi Lui sia per noi, la Chiesa ci interroga sui nostri pensieri: sono umani o divini? Quale sapienza è all'origine dei nostri pensieri (nel greco biblico i due termini sono molto vicini), ovvero delle aspirazioni, delle scelte e degli atti? La sapienza divina della Croce oppure, scandalizzati, prendiamo in disparte il Signore e ci mettiamo di traverso rifiutando paradossalmente il suo modo di amarci? Gesù era l'Uomo che realizzava il pensiero di Dio secondo il quale, per salvarci doveva soffrire, essere rifiutato, morire crocifisso e risorgere. Altro aveva in mente Pietro perché il veleno di satana si era impadronito dei suoi pensieri. Come? Come fa sempre, occultando la verità lasciandone scoperto solo un pezzettino. Mostra il rifiuto, la sofferenza, la Croce e la morte, e nasconde la risurrezione. Ascoltando il serpente, Pietro ha cominciato a pensare come Adamo e come ogni uomo ferito dal peccato originale della superbia. Schiacciato sulla sofferenza che il demonio interpreta come l'ingiustizia di un Dio geloso, non poteva comprendere il suo amore che esige il dover caricarsi del rifiuto e dei peccati per poter cancellarli. Non si può infatti comprendere il dover morire del Messia Gesù senza la sua risurrezione, senza cioè la garanzia, il pegno qui sulla terra del suo perdono e della vita eterna. Pietro lo capirà più tardi, quando si scoprirà apostata, in nulla diverso da quanti avevano rifiutato e ucciso il Signore. Allora, tra le lacrime di pentimento e compunzione, capirà che l'annuncio che Gesù aveva fatto quel giorno a Cesarea riguardava lui: per lui il Messia doveva soffrire, passare nella morte e risuscitare. Perché se Cristo non fosse risorto Pietro e tutti noi saremmo ancora schiavi del demonio nei nostri peccati. Come Pietro anche noi abbiamo bisogno del Cenacolo della Chiesa dove, formati nella sua fede, incontrare il Signore risorto. Apparendo risorto nelle liturgie, nella Parola, nei sacramenti e nella comunione con i fratelli, ci mostra le sue piaghe gloriose e, come a Pentecoste, ci dona il suo Spirito. Ma prima, attraverso la storia illuminata dalla predicazione della Chiesa, dobbiamo giungere ad accettare che Gesù è morto per noi che lo abbiamo ucciso nei fratelli e in noi stessi. Ogni croce che ci attende e contro la quale, preda del pensiero umano, istintivamente ci ribelliamo (una malattia, la precarietà che ci toglie le sicurezze, le relazioni fragili e nelle quali non possiamo appoggiarci) sono la prima parte del Vangelo che il Messia compie per noi e in noi con amore. Ascoltata sperimentando l'incontro con Cristo che trasforma la croce nello strumento della nostra salvezza, essa ci aprirà alla notizia della sua resurrezione e potremo accogliere, contriti e umiliati, il suo perdono che cancella i peccati per deporre nel cuore il suo Spirito. Esso formerà in noi lo stesso pensiero di Cristo che ci fa appartenere a Lui, e che guiderà la nostra carne ad offrirsi sulla Croce con Lui. Quella che Pietro ha rifiutato è infatti divenuta il destino con cui ha glorificato il Signore. Coraggio, perché quello che oggi rifiutiamo sarà il nostro trofeo, il segno di vittoria di chi, insieme a Pietro, va dietro al Signore nel cammino di conversione nel quale la fede che Dio ci dona gratuitamente attraverso la Chiesa, si incarna in opere di vita eterna che testimoniano il Cielo. 


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